L’altra faccia del Vinitaly, zero waste e sostenibilità vitivinicola. La più grande fiera italiana dei vini internazionali e distillati di Verona è anche attenzione allo sviluppo sostenibile. In vigneto, in cantina e su tutta la filiera, si è aperto un doveroso ragionamento sull‘impatto ambientale e sugli esiti della ricerca pubblica condotta dai Ministeri delle Politiche Agricole e dell’Ambiente. Una visione estesa per la comunicazione e per il commercio, messa in evidenza dal pool di esperti al 75esimo Congresso Assoenologi, quest’anno, di scena a Verona.
Un’ analisi critica che ha come avuto, tra i portavoce, Vincenzo Gerbi, docente Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino che, sul fronte della sostenibilità in correlazione al vino, ha dichiarato: “Abbiamo cominciato a considerarla dapprima per una ragione di carattere commerciale: sapevamo che ci sarebbe stata richiesta dai mercati. Poi è intervenuta la sensibilità ambientale. Infine la motivazione più importante, messa in ulteriore evidenza dai tragici fatti di questi giorni: l’utilizzo più oculato dell’energia e degli altri input produttivi, quindi, l’aspetto economico – e ha posto ulteriore attenzione al settore dell’agroalimentare con ricaduta sul territorio. A partire dai sistemi di produzione integrata in Italia sono stati messi a punto alcuni protocolli che hanno tracciato percorsi diversi che a breve potrebbero trovare una integrazione”.
Sostenibilità nel vino

In pratica, si fa riferimento alla recente approvazione della Certificazione nazionale di sostenibilità della filiera vitivinicola. Quindi, a partire dalla vendemmia 2022, il Comitato della Sostenibilità Vitivinicola (CoSVi), creato nel giugno 2021 al Ministero delle Politiche Agricole, e che si sta occupando di formulare un disciplinare con gli standard di produzione sostenibile. Vale a dire acquisire requisiti e le buone pratiche da mettere in pratica in vigna e in cantina, individuando precisi criteri. Un disciplinare che unisce i principi e gli Equalitas e Viva.
Ma cosa sono? Viva è lo standard nazionale del Ministero della Transizione Ecologica, avviato nel 2011 con la collaborazione scientifica del Centro di Ricerca Opera – Osservatorio Europeo per l’Agricoltura Sostenibile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. In pratica, si punta a promuovere la sostenibilità nel comparto vitivinicolo italiano e per misurare le prestazioni della filiera e il loro miglioramento su indicatori specifici.
Missione qualità

Equalitas, invece, è nato nel 2015 dalla sinergia di Federdoc e Unione Italiana Vini. La mission è chiara: condivisione a livello italiano di un approccio unico, rivolto alla sostenibilità del settore vitivinicolo, purché si regga su tre pilastri: sociale, ambientale ed economico. Le conseguenze, positive, quindi, saranno la diffusione di un marchio collettivo di garanzia per il consumatore e mettere insieme le migliori iniziative di best practice consolidate ed innovative, per affermare e proporre un modello italiano immediatamente identificabile a livello mondiale. Equalitas, invece, crea un percorso incentrato sulle aziende che sono intenzionate ad acquisire i requisiti di certificazione secondo prestabiliti parametri che generano uno standard equivalente per tutti.
Infatti Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (Sqnpi) Certificazione nazionale di sostenibilità della filiera vitivinicola è lo schema di certificazione volontario del Ministero delle Politiche Agricole per tutti i prodotti agricoli e agroalimentari ottenuti con tecniche di produzione integrata per la Certificazione nazionale di sostenibilità della filiera vitivinicola.
Dal 2011, Sqnpi vigila sulle richieste della Commissione Europea e alle istituzioni nazionali per raggiungere l’obiettivo dedicato alla riduzione ambientale. In sintesi, un’opportunità di impianto commerciale per lo sviluppo delle competitività ai prodotti delle aziende nazionali, soprattutto quelle agricole.
In questo modo, si può fare affidamento ad una normativa quadro e di gestione demandata da un organo tecnico competente che aggiorna e prende in considerazione le problematiche e le criticità esistenti senza dover passare per la Conferenza Stato-Regioni. Per le Regioni è un’anticipazione da dover tenere conto per la prossima programmazione Ue. La direzione da inseguire per le aziende che vogliono presentarsi sul mercato è di essere immediatamente identificabili e affidabili, scongiurando la presenza di confusionarie e controproducenti certificazioni differenti.