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Una Cop26 per salvare il mondo: di cosa si discuterà a Glasgow

by Stefano Iannaccone
26 Ottobre 2021
in 2030, Agricoltura, Ambiente, Primo Piano
Il logo della Cop 26 di Glasgow

Il logo della Cop 26 di Glasgow

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Un evento per salvare il mondo. Detta così potrebbe sembrare quasi troppo enfatica, ma non c’è altro modo per spiegare quale la missione della Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in programma a Glasgow dal 31 ottobre al 13 novembre. Quasi due settimane di appuntamenti in cui bisogna individuare la strategia per affrontare, concretamente, l’emergenza climatica. Perché fin troppe sono state le promesse finora tradite (come racconta Impakter Italia in questa puntuale ricostruzione), come ha ricordato spesso Greta Thunberg nei suo interventi pubblici.

Cop26: l’attuazione degli Accordi di Parigi

Alla Cop26 ogni Paese dovrà presentare un proprio piano per la riduzione delle emissioni inquinanti, a partire dagli Accordi di Parigi (qui per leggere cosa sono nel dettaglio) del 2015, in cui è stato assunto l’impegno di “limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi”. Altrimenti si rischia la catastrofe. Il macro obiettivo, dunque, riguarda la piena attuazione del Paris Rulebook, ossia le regole dettagliate che rendono operativo l’Accordo di Parigi, attraverso la collaborazione tra governi, imprese e società civile, per fronteggiare effettivamente la crisi climatica. Del resto lo slogan è chiaro: Parigi ha fissato la destinazione, Glasgow deve renderla realtà.

Emergenza climatica
La mappa del surriscaldamento.
Foto: C3S/ECMWF

Cosa ci si attende da Galsgow

Cosa bisogna fare nel concreto? Gli ambiti di intervento sono sostanzialmente noti: bisogna accelerare l’eliminazione graduale del carbone, ridurre la deforestazione, accelerare il passaggio ai veicoli elettrici e incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili. Insomma, la rivoluzione economica attesa da anni. C’è, poi, un altro fronte: garantire gli equilibri naturali, per cui si punta a “proteggere e ripristinare gli ecosistemi, costruire difese per evitare la perdita di case, mezzi di sussistenza e persino vite umane”. In questa direzione è necessario lo stanziamento di più fondi “per migliorare i sistemi di allerta e le difese contro le inondazioni”, ma anche “costruire infrastrutture e produzioni agricole resilienti al fine di evitare ulteriori perdite di vite umane, mezzi di sussistenza e habitat naturali”.

Infatti “proteggere e ripristinare gli habitat è vitale per aumentare la resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici poiché aiuta a costruire difese naturali contro le tempeste e le inondazioni, mentre ecosistemi sani facilitano l’agricoltura sostenibile e sostengono miliardi di vite in tutto il mondo”, spiegano gli organizzatori dell’evento. È necessario che “tutti i Paesi producessero una Comunicazione sull’adattamento che riassuma le iniziative in corso e i piani futuri di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici, le sfide che si trovano di fronte, e le esigenze insoddisfatte. Questi piani aiuteranno ad apprendere assieme e a condividere le migliori pratiche tra i Paesi”.

Alluvione dissesto idrogeologico
Foto di Hans Braxmeier da Pixabay

Servono risorse

Traguardi senza dubbio importanti, per cui è necessario un grande investimento su scala internazionale. Per questo “i Paesi sviluppati devono mantenere la promessa di destinare almeno 100 miliardi di dollari ogni anno in finanziamenti per il clima a sostenere i Paesi in via di sviluppo”. L’Ocse ha già stimato che, nel 2018, sono stati mobilitati 78,9 miliardi di dollari di finanziamenti per il clima. Nel piano dell’impiego delle risorse devono essere inclusi “la costruzione di nuovi mercati per l’adattamento e la mitigazione, e il miglioramento della quantità, della qualità e dell’accesso ai finanziamenti per aiutare le comunità di tutto il mondo ad agire contro il cambiamento climatico”.

C’è infine il capitolo decisivo: la cooperazione tra governi. Dalla Cop26 deve uscire “una soluzione sui mercati, creando un solido sistema di crediti di carbonio che supporti la transizione a zero emissioni nette”. Quindi occorre “risolvere i problemi di trasparenza, mettendo in atto un sistema universale che incoraggi tutti i Paesi a mantenere i propri impegni” e infine è fondamentale “trovare un accordo che alimenti l’ambizione dei governi a limitare l’aumento delle temperature al di sotto di 1,5 gradi”. E se anche sembra un libro dei sogni, è l’unico modo in cui la crisi climatica può trovare una effettiva risposta.

Tags: climaCop 26 Glasgowcrisi climaticaemergenza climaticasviluppo sostenibile
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