Nel turbinio delle notizie sulla guerra in Ucraina, ci si è dimenticati per un mese di un episodio che, a ripensarci oggi, era un campanello d’allarme per come si sta evolvendo la guerra dei russi nel territorio ucraino. I primi di marzo, pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione, il presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, che ha appoggiato la guerra fin dal primo momento concedendo i territori nazionali per lo schieramento dell’armata russa, in una diretta televisiva aveva come sfondo diverse cartine dei territori ex sovietici. In una di queste, si vedeva un tracciato che evidenziava una possibile invasione della Moldova, nello specifico della repubblica indipendente della Transnistria che insiste sul territorio moldavo, da parte dei mezzi russi. Quell’apparizione passò quasi inosservata per i media occidentali ma non per il governo ucraino, tanto che, qualche giorno dopo, l’esercito ucraino ha distrutto i viadotti che collegavano le strade per quell’area della Moldova e disseminato lungo il confine praterie di mine anticarro.
La strategia di Putin
I fari su quell’area si sono accesi per noi dopo il primo attacco russo di pochi giorni fa a Odessa, che dista soltanto 150 chilometri dalla Transnistria. Come avevamo scritto in un articolo pochi giorni fa, Odessa è un’area strategica per Putin ma, essendo a prevalenza russa, non è così scontato che possa finire distrutta come le altre città ucraine. In effetti, dopo il primo attacco di alcuni giorni fa ad una raffineria di petrolio, nelle ultime ore i bombardamenti sono proseguiti concentrandosi però sempre e solo sull’area industriale. Ora, secondo recenti indiscrezioni riportate dalla stampa ucraina, sembra sia iniziata una mobilitazione dell’esercito russo in Transnistria, che avrebbe come obiettivo quello di prepararsi all’invasione di Odessa da terra, probabilmente dalla città ucraina di confine Mykolaiv, già pesantemente bombardata in questi giorni da missili russi. mentre la flotta navale russa già schierata attaccherebbe dal mare. Due giorni fa, poi, l’Ukrainska Pravda ha riportato le dichiarazioni dello Stato maggiore di Zelensky che accusava Putin di aver iniziato la mobilitazione delle truppe nella regione separatista della Moldova, controllata a loro parere da un governo filorusso. Oltre alle dichiarazioni ufficiali e alle indiscrezioni giornalistiche, ci sono diverse opinioni di affidabili analisti internazionali che parlano di uomini e mezzi disposti in Transnistria già da settimane.
Nella città di Tiraspol, capoluogo dell’unità territoriale autonoma della Transnistria, i russi avrebbero stanziato già da un mese una base con 1.500 soldati e qualche carro armato, e nel villaggio di Cobasna un deposito con 22.000 tonnellate di munizioni, probabilmente il più grande dell’Europa orientale. Sembra che anche 10-15.000 riservisti russi si stiano esercitando in quel territorio da diverse settimane. Invece il piccolo staterello moldavo, dove si narra che ogni cittadino possegga un mitra pronto all’uso, dovrebbe disporre di un esercito di 5.000 uomini, qualche tank e una manciata di elicotteri armati. Ora, mettendo insieme tutte le informazioni, l’idea di un attacco lampo contro la Transnistria inscenato dai russi per far ricadere la colpa sugli ucraini, per accendere gli animi della popolazione e scatenare una reazione contro gli ucraini, sembra prendere corpo. Una scintilla che accenderebbe la miccia soprattutto tra i cittadini che, proprio di recente, si sono visti concedere dal governo di Mosca il passaporto russo. Ma perché si intravede questo nuovo scenario? La risposta risiede in quello che è accaduto in queste sei settimane di folle guerra, con l’esercito (e il popolo) ucraino che ha dimostrato una forza incredibile nella resistenza e quello russo quasi sempre in panne. Putin vuole a tutti i costi annettere l’Ucraina e per farlo sa che dovrà trovare altre infernali soluzioni.
Transistria, lo stato che non c’è
Quanti di noi fino a pochi giorni fa sapevano dell’esistenza della Transnistria? Probabilmente quasi nessuno. Il piccolo stato fantasma che non esiste consultando le cartine geografiche, è più piccolo della Liguria. Proclamato Repubblica Moldava di Pridniestrov, è adagiato lungo il fiume Nistro ed è collocato tra l’Ucraina occidentale e la Moldova. Ai tempi dell’Unione Sovietica, il governo centrale utilizzò quell’area, come tante altre, per ripopolare la popolazione sovietica come indicavano i famosi piani quinquennali. Crollata l’URSS, con Moldavia e Ucraina divenute indipendenti, la Transnistria diventò una mina vagante a tutti gli effetti. Nel 1992, scoppiò una guerra tra secessionisti transnistri filorussi (il 90% della popolazione all’epoca era russofona) e moldavi. I primi erano appoggiati dai russi e anche dagli ucraini, i secondi dai romeni e il conflitto, che durò solo qualche mese, provocò circa 4.000 morti. Dopo il cessate il fuoco, la Transnistria ha dichiarato la propria indipendenza, ottenendo però solo il riconoscimento dell’allora Federazione Russa, mentre per il resto del mondo è considerata ancora oggi parte della Moldova.