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Torniamo alla terra per essere sostenibili

by Eduardo Lubrano
9 Febbraio 2022
in 2030, Ambiente, Primo Piano
terra

@fetcroll da Pixabay

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Torniamo alla terra per essere sostenibili, sembra una di quelle frasi che dicevano i nonni di una volta, o i latifondisti che pur di accaparrarsi appezzamenti di terreno hanno fatto “le umane e divine cose” come farebbe dire al commissario Montalbano il suo ideatore, Andrea Camilleri. Questo post ha a che fare con un argomento che ad Impakter Italia abbiamo trattato spesso: il consumo di suolo. Perchè la terra, meglio, l’uso della terra è centrale per affrontare le questioni di sostenibilità, compresa la conservazione della biodiversità, il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, la riduzione della povertà e l’energia sostenibile, le città intelligenti o smart come si vogliono chiamare.

E’ scritto a chiarissime lettere in un documento di 50 scienziati di tutto il mondo che partecipano al Global Land Programme, un progetto di ricerca di Future Earth, una comunità interdisciplinare di scienza e pratica: è la sintesi della conoscenza accumulata nella scienza dei sistemi terrestri, lo studio integrato dei sistemi socio-ecologici terrestri, in 10 verità piuttosto impegnative che hanno un forte supporto empirico generale. Questi fatti aiutano a spiegare le sfide per raggiungere la sostenibilità nell’uso della terra e quindi indicano anche le soluzioni.

“C’è pochissima terra potenzialmente disponibile per l’espansione dell’agricoltura, l’urbanizzazione, la mitigazione del cambiamento climatico o l’utilizzo del suolo per la conservazione della biodiversità che sia “vuoto” o “libero” da compromessi» è descritto nel documento. “Tre quarti della terra del pianeta non coperta dal ghiaccio è già stata destinata all’agricoltura, alla costruzione di città e all’estrazione mineraria e la piccola porzione di territorio rimasta – spesso di primaria importanza per le popolazioni locali – è destinata a piani ambiziosi per assorbire le emissioni di carbonio o creare spazio per la natura e salvare la biodiversità dalla sesta estinzione di massa“. Il rapporto vuole essere una base per poter facilitare iniziative  politiche che siano in grado di «limitare l’impatto dei cambiamenti climatici, sviluppare sistemi per la produzione alimentare ed energetica sostenibili, proteggere la biodiversità e bilanciare le rivendicazioni concorrenti sulla proprietà fondiaria»

terra
@pcdazero da Pixabay

Le dieci verità

I 10 fatti o verità sono questi: 1) i significati e i valori della terra sono socialmente costruiti e contestati; 2) i sistemi della terra mostrano comportamenti complessi con cambiamenti improvvisi e difficili da prevedere; 3) i cambiamenti irreversibili e la dipendenza dal percorso sono caratteristiche comuni dei sistemi della terra; 4) alcuni usi della terra hanno una piccola impronta ma impatti molto grandi; 5) i driver e gli impatti del cambiamento dell’uso della terra sono globalmente interconnessi e si estendono a luoghi lontani; 6) l’umanità vive su un pianeta usato in cui tutta la terra fornisce benefici alle società; 7) il cambiamento dell’uso della terra di solito comporta compromessi tra diversi benefici – i “vincitori” sono quindi rari; 8) i diritti di proprietà e di uso della terra sono spesso poco chiari, sovrapposti e contestati; 9) i benefici e gli oneri della terra sono distribuiti in modo ineguale; e 10) gli utenti della terra hanno idee multiple, a volte contrastanti, di ciò che comporta la giustizia sociale e ambientale. Analizziamoli meglio anche grazie all’aiuto di Umberto Mazzantini, esperto di biodiversità e collaboratore di Greenreport.it.

“1 Il significato e i valori della terra sono socialmente costruiti e contestati. Gruppi diversi attribuiscono valori diversi a ciò che rende la terra utile o culturalmente importante e quando la terra è considerata degradata. Le politiche top-down sono spesso radicate in un sistema di valori dominante.

2 I sistemi di utilizzo del suolo sono complessi e spesso mostrano cambiamenti bruschi e difficili da prevedere. Le misure politiche di solito hanno lo scopo di risolvere un problema specifico, ma spesso falliscono perché ignorano la complessità dei sistemi. Trattare un problema isolatamente può causare danni involontari alla natura e alle persone.

3 I cambiamenti irreversibili e le dipendenze dal percorso scelto sono caratteristiche comuni dei sistemi di utilizzo del suolo. Il passaggio da un uso del suolo a un altro, come l’abbattimento di foreste secolari, provoca cambiamenti che possono essere avvertiti decenni o secoli dopo. Il ripristino raramente riporta la terra a una condizione che rifletta veramente le condizioni originali.

4 Alcuni utilizzi del suolo hanno un’impronta ridotta, ma impatti molto grandi. Le città, ad esempio, consumano grandi quantità di risorse che spesso vengono prodotte altrove su vaste aree di territorio. Tuttavia, le città possono anche ridurre gli impatti negativi concentrando la popolazione in un’area relativamente piccola. Gli impatti netti sono spesso difficili da misurare e prevedere.

5 I fattori e gli impatti del cambiamento dell’utilizzo del suolo sono interconnessi a livello globale e hanno un impatto su località distanti. A causa della globalizzazione, fattori economici, politiche, organizzazioni, decisioni e persino l’utilizzo della terra da parte di persone che vivono lontano possono influenzare l’utilizzo della terra altrove.

6 Viviamo su un pianeta utilizzato in modo intensivo nel quale tutta la terra va a beneficio delle società. Gli esseri umani abitano, utilizzano o coltivano direttamente più di tre quarti dell’area libera dai ghiacci della Terra, con le popolazioni indigene e le comunità locali che ne abitano e utilizzano più del 25%. Anche la terra disabitata è collegata alle persone in modi diversi; da nessuna parte il cambiamento dell’uso del suolo è privo di compromessi. 7 Il cambiamento dell’uso del suolo in genere comporta compromessi tra i benefici. Le situazioni “win-win” sono rare. L’utilizzo del suolo offre una serie di vantaggi come cibo, legname e aree protette. Ma spesso ci si arriva solo grazie a compromessi per la natura e alcune comunità locali. Le decisioni sull’uso del suolo implicano giudizi di valore che determinano a quali vantaggi dare la priorità e per chi.

8 Le rivendicazioni sulla proprietà fondiaria e sull’uso del suolo sono spesso poco chiare, sovrapposte e contestate. I diritti d’uso e di accesso alla terra possono sovrapporsi, appartenere a persone diverse o riferirsi a diversi tipi di accesso, come diritti di proprietà o d’uso.

9 I benefici e gli oneri della terra sono distribuiti in modo diseguale. Nella maggior parte dei Paesi del mondo, un piccolo numero di persone possiede una quantità sproporzionata di superficie e valore fondiario.

10 Gli utilizzatori del territorio hanno idee diverse, a volte contrastanti, su cosa significhi giustizia sociale e ambientale. Non esiste un’unica forma di giustizia che sia ugualmente giusta per tutti. Giustizia significa cose diverse per persone diverse. Queste vanno dal riconoscimento dei diritti alla terra delle popolazioni indigene, all’impatto sulle generazioni future, ai sistemi utilizzati per determinare quali diritti hanno la precedenza”.

Tags: Global Lands ProgrammeGreenreport.itscienziatisviluppo sostenibileTerraUmberto Mazzantini
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