Sajó è un fiume dell’est Europa dichiarato “morto” in seguito al massiccio sversamento di liquidi inquinanti da una miniera di ferro in disuso da anni, situata nelle vicinanze. Non solo mare ed oceano, anche le acque dei fiumi sono tra le vittime illustri dell’inquinamento.
La tragedia annunciata del fiume Sajó
“Quando afferro una pietra che si trova nella parte ancora pulita del fiume, come vedi, ci sono piccoli gamberetti, come era in passato. Quando invece prendo una pietra dalla parte inquinata, nessuna traccia di vita. Il fiume è morto”. Questa la cruda realtà spiegata da Ors Oroz, attivista della contea di Nitra.
Ci troviamo in Slovacchia, nei pressi del villaggio di Jákfalva. In questa zona, da una miniera di ferro chiusa ormai dal lontano 2008, enormi quantità di acqua contaminata si stanno riversando nel fiume Sajò. Una catastrofe ambientale annunciata. Numerosi negli anni gli appelli caduti nel vuoto. Incalcolabili i danni ambientali, soprattutto per quanto riguarda la ricca biodiversità che caratterizza l’area.
Troppo tardi per correre ai ripari
“Il governo ha i mezzi per contrastare l’inquinamento del fiume Sajó, che scorre dalla Slovacchia all’Ungheria, in conformità con le convenzioni internazionali per la protezione dei corsi d’acqua transfrontalieri”, ha affermato mercoledì un deputato del partito di opposizione verde LMP. Martedì invece, visitando il tratto del fiume colpito sul versante slovacco del confine, László Loránt Keresztes ha dichiarato che negli ultimi tre mesi, circa 2,5 tonnellate di acqua contaminata sono affluite ogni giorno nel Sajó, da una miniera in disuso. Ha detto di aver prelevato campioni dal fiume per mostrarne gli esiti delle analisi al ministro dell’Agricoltura.
“L’affermazione del governo, secondo cui solo l’ossido di ferro non tossico è entrato nell’acqua, non è vera. Il fiume contiene anche arsenico in quantità quattrocento volte il limite consentito dai regolamenti europei e zinco in quantità cento volte superiore. Inoltre, l’acqua contiene nichel e stibnite”, ha aggiunto. Il fiume è “morto” per un tratto lungo diverse decine di chilometri. Probabilmente ci vorranno decenni per riprendersi in modo naturale, ha affermato Keresztes, che riveste anche il ruolo di Presidente della commissione parlamentare per lo sviluppo sostenibile.
E mentre emerge che il livello di inquinanti pericolosi nella sezione ungherese del Sajó è effettivamente al di sotto del limite solo a causa dell’effetto di diluizione dell’acqua, il ministero dell’Agricoltura non ha ancora fornito una risposta in merito alle misure che intende prendere per l’estate incombente, quando il livello del fiume sarà molto più basso e le concentrazioni degli inquinanti conseguentemente saliranno.
Keresztes ha parlato di suoi colloqui con il Presidente della commissione per la protezione ambientale del parlamento slovacco e ha chiesto un’azione immediata. Lo scopo è fornire il più efficace aiuto possibile da parte dell’Ungheria per trovare una soluzione a questo “disastro ecologico”.
Amare le parole del Ministro dell’agricoltura ungherese, István Nagy: “Il fiume Sajó e la sua fauna sono il nostro patrimonio naturale comune. Il mio primo viaggio internazionale ufficiale dopo il mio insediamento come Ministro dell’Agricoltura sarà l’incontro con il Ministro dell’Ambiente slovacco. Ho avviato un incontro sull’inquinamento del fiume, a cui dobbiamo rimediare immediatamente. Non dimentichiamo che è nostro comune dovere proteggere il mondo che abbiamo creato e preservarne la biodiversità”.