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Rinnovabili: sono Nimby e Nimto che le bloccano in Italia

by Eduardo Lubrano
15 Marzo 2022
in 2030, Ambiente, Energia, Primo Piano, Scienza
rinnovabili

@Pixabay-Pexels

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“Accelerare sulle fonti di energie rinnovabili”lo ha detto anche il presidente del Consiglio Mario Draghi ad inizio settimana, con toni importanti e serissimi. C’è da far fronte alla crisi possibile della diminuzione del gas russo? Forse, o forse la consapevolezza diventata emergenza in queste settimana per colpa della guerra di Putin che non possiamo più dipendere solo dalla fonti fossili, fatto sta che le rinnovabili oggi sono al centro dei pensieri di tutti. Al centro di quelli di Impakter Italia ovviamente lo sono da sempre, per mission e convinzione.

Quello che è gravissimo è che nel nostro Paese lo erano anche una decina di anni fa quando le installazioni di sistemi per energia alternativa e rinnovabile avevano raggiunto un livello importante. Poi tutto è stato bloccato, tanto per cambiare, dalla politica. Che ha prodotto quelle che i fautori delle energie rinnovabili, chiamano le sindromi Nimby e di Nimto. Acronimi in inglese perchè figuriamoci se con le tante parole italiane qualcuno s’è preso la briga di usarle, per dire “Not in my back yard” e “Not in my terms of office” : “non nel mio giardino o territorio” e “non durante il mio mandato elettorale“. Una combinazione di interessi ed un muro assolutamente invalicabile anche quando si tratta di persone politicamente su posizioni diverse.

Un documento di Legaambiente ci dice che se avessimo proseguito come nel triennio 2010-2013, (5,9 GW l’anno, rispetto al poco meno di 1 GW di oggi), il nostro Pese avrebbe 50 GW in più di impianti, ed allora sì che si sarebbe potuto pensare  di ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, tagliando le importazioni di gas dalla Russia del 70%. E stiamo ragionando solamente del fotovoltaico e dell’eolico.

rinnovabili
@Pixabay-Al3xanderD

Le prospettive

Quando Mario Draghi dice, ancora sulle rinnovabili:”Il grosso ostacolo all’espansione significativa delle energie rinnovabili oggi è rappresentato dai procedimenti autorizzativi e questo è un problema che, se non superiamo, non andiamo da nessuna parte” si riferisce certamente alla burocrazia che in Italia è un potere detenuto da pochissimi ma anche a quelle due sindromi di cui abbiamo accennato. I cui sostenitori spesso si limitano a dire : le pale eoliche no perchè sono brutte, i pannelli solari no, perchè sono brutti e poi tra 20 anni quando si esauriscono che ci facciamo?

Obiezioni al progresso risibili perchè la tecnologia oggi è andata così avanti che alcune preoccupazioni non esistono più. E poi perchè se da un lato tutti gridiamo al lupo al lupo, bisogna trovare delle soluzioni affidabili ed economiche, altrimenti si fa solo il male della comunità a chiedere che tutto rimanga com’è.

In particolare sui pannelli solari, è emerso che la loro durata non è affatto di soli 20 anni ma può arrivare a 25 e forse più. Ma anche che, come riporta Valori.it,  sperimentano una diminuzione della resa di circa lo 0,5-0,8% annuo. Dopo 25 anni quindi abbiamo pannelli che continuano a produrre tra l’80 e l’88% del totale raggiunto da nuovi. In ogni caso si stima che entro il 2050 si saranno prodotti 78 milioni di tonnellate di rifiuti fotovoltaici a livello globale per un totale di circa 4 miliardi di pannelli.

Il Fraunhofer Institute ha però prodotto una cella solare fotovoltaica utilizzando solo silicio riciclato da vecchi pannelli non più funzionanti. La cella prodotta è di tipologia PERC e ha un’efficienza del 19,7% (che invece è pari a circa il 22% in quelle prodotte con silicio vergine). Un altro passo verso il miglioramento dell’efficenza?

Tags: Fraunhofer InstitutelegambienteMario DraghiNimby e NimtoPresiente del Consigliorinnovabilisindromisviluppo sostenibileValori.it
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