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Rifugiati olimpici a Tokyo 2021. Perchè ?

by Eduardo Lubrano
17 Luglio 2021
in Giornalismi, Mondo, Primo Piano, Storie
Rifugiati olimpici

@piqsels.com

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Che c’entrano i rifugiati con l’Olimpiade? Andiamo con ordine. Il prossimo 23 luglio a Tokyo si apre la 32^edizione dei Giochi Olimpici che andrà avanti sino all’8 agosto. E’ l’Olimpiade rinviata di un anno causa Covid e che sempre causa Covid non avrà la presenza del pubblico nelle 42 località dove si svolgeranno i 339 eventi che assegneranno le 1100 medaglie delle 50 discipline –  di 33 sport – alle quali ambiscono oltre 10 mila atleti da 207 Nazioni diverse.

Ad Impakter Italia, oltre a seguire le imprese dei 198 uomini e 186 donne che compongono la delegazione azzurra (mai così tante/tanti) ed oltre alle vicende sportive, interessa seguire una squadra in particolare: quella dei Rifugiati Olimpici. Ventinove atleti provenienti da 11 paesi che per la seconda volta fanno la loro apparizione ad un Olimpiade, la prima volta è stata a Rio de Janeiro 2016. Un’idea del CIO (il Comitato Olimpico Internazionale) per dar modo ad atlete ed atleti meritevoli di una chance olimpica che altrimenti non avrebbero mai avuta se fossero rimasti nei loro paesi d’origine. Scopriremo tra poco come tutti questi paesi sono stati oggetto di attenzione da parte di Impakter Italia, per la questione dei diritti umani.

Rifugiati olimpici
IOC Refugee Olympic Team – @olympics.com

IOC Refugee Olympic Team: come e perchè

Il CIO (IOC è l’acronimo inglese per (International Olympic Commitee) ha speso molto frequentemente sè stesso e le edizioni dei Giochi olimpici per lanciare messaggi umanitari. Ma nel 2015 si è deciso di fare un passo clamoroso e dirompente: all’Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) nell’ottobre di quell’anno, di fronte alla crisi globale dei rifugiati che ha visto milioni di persone nel mondo sfollati, il presidente del CIO Thomas Bach ha annunciato la creazione della squadra dei rifugiati olimpici – la prima del suo genere – per partecipare ai Giochi Olimpici Rio 2016.
Lavorando con i Comitati Olimpici Nazionali (NOC), il CIO ha identificato gli atleti rifugiati in tutto il mondo e attraverso l’Olympic Solidarity ha fornito loro il supporto e i finanziamenti necessari per aiutarli nei loro sforzi di qualificazione.

A Rio quindi hanno preso parte 10 atleti provenienti da Etiopia, Sud Sudan, Siria e Repubblica Democratica del Congo. L’iniziativa è stata così ben accetta che nel 2018 il Cio ha deciso di ripresentare la squadra portandola a 29 componenti, 10 donne e 19 uomini che provengono dalla Siria (9), Iran (5), Afghanistan e Sud Sudan (3 per paese), Eritrea (2), Iraq, Repubblica Democratica del Congo, Camerun, Venezuela, Kenya e Sudan con un rappresentante a testa. Gli sport nei quali si impegneranno sono Taekwondo, Judo, Karate, Cicilismo, Lotta, Nuoto, atletica leggera, Badminton, Sollevamento pesi, Pugilato e Tiro.

Qui c’è un pezzo di Italia: Luna Solomon, rifugiata eritrea in Svizzera che gareggerà nella carabina ad aria compressa. Il suo allenatore è Niccolò Campriani, 3 ori Olimpici tra Londra e Rio (più altre medaglie sparse tanto olimpiche che Mondiali), oggi al seguito del Team dei Rifugiati Olimpici. Un grande tecnico che si aggiunge alla grande squadra di dirigenti di questa squadra la cui Capo delegazione è Tegla Lorupe, keniana, mito del mezzo fondo e della maratona, prima africana a vincere la maratona di New York e 5 volte Campionessa del Mondo della Mezza Maratona. Smessa l’attività agonistica la Lorupe si è dedicata a quella benefica per cui oggi è la leader di questo gruppo che qualche chance di buon piazzamento lo ha pure.

La squadra olimpica dei rifugiati è composta da 25 titolari di borse di studio per atleti rifugiati provenienti da 11 paesi che hanno vissuto e si sono allenati in 13 paesi ospitanti.  Quattro atleti aggiuntivi del Progetto Rifugiati della Federazione Internazionale di Judo completano la squadra mista di judo, portando il numero dei membri della squadra a 29.

L’acronimo ufficiale del Refugee Olympic Team è EOR, basato sul nome francese: Equipe Olympique des Réfugiés.
Durante la cerimonia di apertura, la squadra marcerà con la bandiera olimpica in seconda posizione, subito dopo la Grecia, che come da tradizione apre tutte le sfilate olimpiche. Per tutte le rappresentazioni ufficiali della squadra (comprese eventuali cerimonie di medaglia), verrà issata la bandiera olimpica e verrà suonato l’inno olimpico.

A questo link è possibile vedere tutti i componenti della squadra. Alcune storie impressionano solo a leggere i luoghi di provenienza, perchè sono nomi che abbiamo imparato con molta tristezza: Mosul, Darfur, Aleppo solo per citarne tre fra i più conosciuti, ognuno simbolo di una tragedia umanitaria.

 

Tags: Internation Olympic CommiteeOlympic Refugee TeamRifugiati olimpicisviluppo sostenibileTokyo 2021
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