Impakter Italia
No Result
View All Result
Impakter Italia
No Result
View All Result
Home 2030 Ambiente

Rifo-lab : moda italiana sostenibile

by Eduardo Lubrano
26 Novembre 2021
in Ambiente, Business, Primo Piano
moda sostenibile

@rifo-lab.com

Share on FacebookShare on Twitter

Rifo: rifaccio, detto alla toscana del verbo rifare. Infatti l’azienda di cui parliamo ha sede a Prato in quello che si può chiamare il distretto industriale italiano della fast-fashion, letteralmente della moda veloce. Cioè di quella veloce e pratica che si può comprare a prezzi accettabili da tutti. Magari senza una grande attenzione alla qualità. Esattamente il contrario di quanto chiede l’obiettivo numero 12 dell’Agenda Onu 2030: Consumo e produzione responsabili. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo.

Niccolò Cipriani di ritorno a Prato da un viaggio in Vietnam  per un programma delle Nazioni Unite, ha fondato proprio nella sua città, Rifo-lab, un brand di moda sostenibile.  Perché lì in Asia ha visto cosa vuol dire il problema, forse il dramma della sovrapproduzione e della fast-fashion: produrre subito, il più possibile a ritmi impossibili e con qualità rivedibile diciamo così.

Rifo-lab è un’impresa a scopo sociale che produce capi e accessori realizzati con fibre tessili rigenerate e rigenerabili, sostenibili. Abbigliamento che dura nel tempo a bassissimo impatto ambientale, ma anche a chilometri zero.

L’idea di Cipriani è diventata sostanza dopo un crowdfunding che i un anno ha permesso di aprire il laboratorio ed avviare la produzione, perché oltre alle persone già sensibili alla tematica, Cipriani ed i suoi collaboratori sono riusciti a coinvolgere chi non aveva mai riflettuto sulla questione della moda.

Moda sostenibile
@piqsels.com-id-zklne

Moda sostenibile su larga scala?

Il nodo principale di chi vuole occuparsi di moda in maniera sostenibile è proprio questo: si può farlo in grande o come si dice su larga scala? Cos’è un’economia un’economia di scala? E’ il fenomeno di riduzione dei costi e dell’aumento dell’efficienza legato ad un maggiore volume di produzione. Per raggiungere un’economia di scala, un’impresa deve investire grandi somme di denaro nell’impianto di produzione e nei macchinari. L’obiettivo delle economie di scala è quello di ridurre il costo medio, quindi di aumentare il volume di produzione fino ad avere tutte le macchine che lavorano a pieno regime. In questo modo, il prezzo unitario del prodotto si abbassa perchè tutti i costi fissi vengono distribuiti sul maggior numero possibile di prodotti e le inefficienze vengono ridotte al minimo.

Chi produce su larga scala accetta di guadagnare meno sul singolo prodotto, perché conta su una vendita di massa e sulle grandi catene di distribuzione, in grado di garantire i profitti. Il lato negativo di tutto questo, o uno dei lati negativi, è il fatto che larga parte di quanto realizzato viene distrutto alla fine di ogni stagione per far posto alla nuova collezione ed alle nuove sollecitazioni del mercato. Il risultato dell’economia di scala è la sovrapproduzione. Ecco perchè chiunque può comprare per esempio una maglietta a 5 euro.

Come si inserisce Rifo in tutto questo? ” Ricapitolando: produrre utilizzando materiali riciclati ma farlo su larga scala è un paradosso, per due motivi fondamentalmente. Uno è il rischio della sovrapproduzione. Come detto, l’eventualità poi di distruggere l’invenduto resta più conveniente rispetto all’ipotesi produrre su una piccola scala, affidandosi ad artigiani locali. Dello scandalo della distruzione di tonnellate e tonnellate di indumenti nuovi hanno parlato importanti testate giornalistiche, sia riguardo brand di fast fashion come H&M, ma anche per marchi di lusso come Burberry.

Arriviamo al secondo motivo che rende l’economia di scala poco attenta all’ambiente. Ovvero il luogo dove questa avviene. Va da sé che i grandi numeri al più basso costo, si ottengono producendo dove il costo del lavoro è basso. Molto spesso queste grandi produzioni avvengono in Cina, Bangladesh, Nord Africa, Vietnam.. dove le tutele per i lavoratori sono molto più blande rispetto a quelle esistenti nell’unione Europea.  Un impatto sui diritti dei lavoratori del settore tessile, ma anche sull’ambiente. Poiché le materie prime e i loro derivati vanno dislocati e trasportati consumando grandi quantità di CO2″.

moda sostenibile
@piqsels.com-id-zkywv

La via di Rifò per evitare la sovrapproduzione

“Per continuare ad ascoltare le persone, i loro bisogni reali e soddisfare una domanda in crescita abbiamo deciso di allungare i tempi di attesa del nostro modello di pre-ordine.

L’anno scorso ci siamo resi conto che due sole settimane ci portavano spesso ad avere subito articoli out of stock, a volte appena dopo la fine della pre-vendita. Così abbiamo capito che produrre in tempo reale, quasi su richiesta non poteva essere una via percorribile.

Quest’anno proviamo chiedere uno sforzo alle persone che acquistano i nostri prodotti. Così facendo diamo ai nostri artigiani il tempo per poter gestire una produzione più importante.

Ci rendiamo conto che in un mondo fatto di “consegna entro domani se ordini entro 4 ore”, dove “domani”, magari è domenica, stiamo facendo qualcosa di fuori dagli schemi. Lo facciamo perché crediamo nelle persone e nella loro autentica voglia di cambiamento.

Tutti i nostri capi in cashmere rigenerato sono attualmente in produzione e arriveranno alle persone per l’inizio di Novembre, giusto in tempo per i primi freddi. Qui trovi tutti i nostri più recenti prodotti in pre-vendita.

Oltre a questo abbiamo deciso di mettere in atto una strategia di vendita leggermente diversa anche con i negozi che acquistano i nostri prodotti, chiedendo anche a loro di fare ordini programmati, in modo da soddisfarli senza dover stoccare troppa merce nel nostro magazzino.

Ancora una volta non abbiamo scelto la soluzione più semplice, ma quella della trasparenza“.

 

Tags: fats fashionmoda sostenibilePratoRifo-labsviluppo sostenibile
Previous Post

Il dramma dei rifugiati, parola del centro Astalli

Next Post

Expo2020: a Dubai il genio “sostenibile” italiano

Eduardo Lubrano

Related Posts

energia
Ambiente

Energia: meglio il fotovoltaico o i pannelli solari?

29 Luglio 2022
acqua
Acqua

Siamo il paese con più acqua in Europa eppure…

28 Luglio 2022
animali
Ambiente

Animali: curiamoli meglio ed avremo meno gas serra

27 Luglio 2022
Next Post
Expo2020: a Dubai il genio “sostenibile” italiano

Expo2020: a Dubai il genio "sostenibile" italiano

Latest Posts

energia

Energia: meglio il fotovoltaico o i pannelli solari?

29 Luglio 2022
acqua

Siamo il paese con più acqua in Europa eppure…

28 Luglio 2022
animali

Animali: curiamoli meglio ed avremo meno gas serra

27 Luglio 2022
cambiamenti climatici

L’Italia non ha ancora un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

26 Luglio 2022

Impakter informs you through the eco news site and empowers your sustainable lifestyle with its eco products marketplace.

Visit here IMPAKTER ECO for your eco products needs.

Registered Office Address

32 Lots Road, London
SW10 0QJ, United Kingdom


IMPAKTER Limited

Company number: 10806931

Impakter is a publication that is identified by the following International Standard Serial Number (ISSN) is the following 2515-9569 (Printed) and 2515-9577 (online – Website).


Office Hours - Monday to Friday

9.30am - 5.00pm CEST


Email

stories [at] impakter.com

Cos’è Impakter Italia.

Un magazine dedicato allo sviluppo sostenibile, con approfondimenti su start up innovative. Impakter Italia è una nuova piattaforma web. Ci occuperemo prevalentemente di sostenibilità, secondo le indicazioni dei 17 punti del UN Sustainable Development Goals, salvaguardia dei beni culturali, politica, esteri
Direttore: Luca Ajroldi

© 2022 IMPAKTER. All rights reserved.

No Result
View All Result
Impakter.com uses cookies to enhance your experience when visiting the website and to serve you with advertisements that might interest you. By continuing to use this site, you agree to our use of cookies. Visit our Privacy and Cookie Policy.