Sentirla per le strade del tuo quartiere la domenica mattina a Milano fa impressione. Ti sembra di fare un salto all’indietro, quaranta-cinquant’anni fa, addirittura in un secolo che non hai vissuto: la voce dell’arrotino. Stentorea, un po’ metallica, risuona di solito verso le nove. Fino a qualche anno fa l’annuncio era, come dire, personalizzato: “Donne, è arrivato l’arrotino!”
Adesso, della casa e delle sue necessità si occupano sia lei che lui e dunque il nostro antico personaggio si adegua, parla alla coppia:”Signore e signori, l’arrotino è qui per voi arrota coltelli, forbici e tutte le lame che possedete!” Poi, in tono confidenziale: “In più aggiustiamo ombrelli e risolviamo le fughe di gas”. E infine una promessa: “operiamo subito”. Il furgone col quale viene a farci visita è attrezzatissimo, gli consente di affilare, con le tradizionali scintille, le lame domestiche in tempi brevi rispetto a ieri. Intorno a questo antico artigiano si forma subito una platea di ragazzi che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è silenziosa, segue con attenzione ogni movimento, da quelli degli inquilini del quartiere che rispondono all’invito a quelli dell’arrotino stesso.
Eppure l’immagine di questo artigiano sembrava già archiviata nella memoria di tanti di noi: un mestiere scomparso si diceva. Invece no: possiamo trovare su internet – e dove sennò – uno dei 480 superstiti che lo esercitano. E così sappiamo pure che esiste una “Associazione Arrotini e Coltellerie” che vanta ben 70 soci.Fra questi anche una donna, una arrotina. Numerosi gli iscritti giovani(buon segno) ed è facilmente immaginabile che abbiano ereditato dai padri la passione per il disco di pietra arenaria che si fa girare come una ruota per affilare i coltelli ed ogni altra lama. Ecco: ma per quale recondito motivo ci colpisce oggi, in questi anni duemila, la figura dell’arrotino e il suo annuncio della domenica mattina? Forse perché ci restituisce il profumo delle cose antiche.O perchè nell’età dei robot ci fa sentire nuovamente umani.