Il presidente americano Eisenhower fece questi esempi in un discorso del 1953, dopo l’armistizio fra le due Coree: con il costo di un bombardiere potremmo costruire trenta nuovi edifici scolastici oppure tre quartieri residenziali per 8.000 persone. Lo scrive Maurizio Ferrara sul Corriere della Sera di Domenica 27 Marzo 2022.
Dopo quasi ottanta anni di pace gli europei e noi italiani, buoni ultimi, ci accorgiamo che le guerre esistono, anzi possono anche essere vicine di casa. Per di più ne vediamo gli effetti attraverso tonnellate di immagini terrificanti che stanno li a dire: potrebbe toccare anche a voi. Solo in quel momento ci rendiamo conto che la difesa di questi quasi ottanta anni di pace è stata in gran parte delegata agli Stati Uniti.
A furia di badare ai propri interissi, a far crescere il nostro benessere e quello dei nostri figli non ci siamo accorti che le cose stavano cambiando. Ubriachi di globalizzazione, di vacanze esotiche, di sacche di povertà crescente nascosta accuratamente sotto il tappeto, non abbiamo fatto bene i conti. Scrive Maurizio Ferrara: “Abbiamo trascurato i cannoni e investito così tanto nel burro — in senso letterale, grazie ai sussidi Ue all’agricoltura — da non sapere come usarlo (negli anni Ottanta mandavamo le eccedenze al macero o le vendevamo sottocosto). Fra il 1960 e il 2015, la spesa pubblica per la difesa è calata dal 4% all’1,3% in media Ue; nello stesso periodo la spesa per la protezione sociale è salita dal 10% al 25%. Anche negli Usa la spesa è diminuita, ma assorbe a tutt’oggi più del 3% del Pil.”
Il frastagliato e litigioso panorama politico italiano dopo alcuni momenti di smarrimento ha iniziato la corsa al riposizionamento per prepararsi alle elezioni, unico orizzonte temporale di cui sono capaci. Così la Meloni da sovranista è diventatas atlantista, i 5Stelle e la Lega hanno afferrato al volo la voce di Papa Francesco e sono diventati odiatori delle armi e di ogni sorta di attività che ne possa conseguire. Gli altri partiti passano il loro tempo nell’occupazione preferita: discutere accanitamente non per trovare delle soluzioni ma per sincero amore della discussione in se stessa.
Nel 2014, in un vertice Nato i leader europei s’impegnarono a riportare la spesa per la difesa al 2% del Pil entro un decennio: ad oggi, manca all’appello almeno mezzo punto di PIL. In Italia il divario da colmare è intorno ai dodici miliardi, una somma elevata, ma inferiore a quanto è costata «quota cento», il provvedimento che ha mandato in pensione anticipata circa 350.000 lavoratori.
Ora gli americani , dopo il disastro afgano e le elezioni di mid-term che spaventano Biden, ci stanno facendo capire a chiare lettere che non vogliono più portare sulle spalle il peso e il costo della difesa dell’Europa. Che se l’Europa vuole una difesa, se la costruisca da sola e se la paghi con i suoi soldi. Orrore e raccrapriccio scorrono come un torrente in piena tra i piccoli leader che si pavoneggiano tra un talk show e un convegno accompagnati da codazzi di giornalisti che sono li solo per riportare eventuali frasi da far passare come titolo per il giorno dopo.
La doccia è stata fredda ed improvvisa. La politica non sembra essersi ripresa ma una decisione deve essere presa perchè tra Leopoli e la frontiera con la Polonia ci son appena 70 Km. Un niente che può essere superato in un attimo di distrazione di un cacciabombardiere russo che troverà quasi tutta l’Europa ancora intenta a discutere sul da farsi, sulle decisioni da prendere e sui rispettivi interessi commerciali.