Sulle nostre coste sventola bandiera bianca.
Il percorso della transizione energetica in Italia non è certamente lineare ma assai tortuoso e si scontra non solo con la burocrazia ma anche con le richieste e le rivendicazioni della cittadinanza, che si contrappone a progetti economicamente rilevanti per le tasche dello Stato.
Il Salento e il parco eolico
Il Salento è stato scelto come esempio virtuoso, proprio per le possibilità legate ai suoi venti, che lo rendono il luogo ideale per passare all’energia eolica a favore delle energie rinnovabili. Si tratta della prima esperienza, in Italia, di un parco marino marittimo galleggiante al largo della costa salentina, tra Porto Badisco e Santa Maria di Leuca. In totale avrà 90 turbine eoliche, alte circa 250 metri e distanti almeno 12,8 chilometri dalla costa. Saranno posizionate lungo l’Adriatico in una linea di circa 25 chilometri in mezzo al mare, tra i 100 e i 200 metri di profondità.

Il parco eolico marino Odra Energia
Il parco eolico marino Odra Energia è un impianto di produzione di energia pulita attraverso lo sfruttamento del vento mediante l’installazione di pale eoliche, posizionate su piattaforme galleggianti, al largo della costa meridionale della provincia di Lecce. Il progetto è stato sviluppato da Falck Renewables & Blue Float Energy, società con esperienza a livello mondiale nella tecnologia dell’eolico marino galleggiante. Nonostante lo sforzo di renderlo sempre meno visibile, spostandolo al largo, pare non bastare a convincere gli scettici: i residenti non vorrebbero pale eoliche nel mare Adriatico.
Il fronte del no della cittadinanza
Nel Comitato Tutela Costa Adriatica Salentina si sono già radunati diversi rappresentanti della cittadinanza e di 74 sindaci del territorio. I comitati hanno lasciato un appello alle Regione e al Governo affinché intervengano contro quello che definiscono “lo scempio del mare”. A novembre 2021 Porto Badisco ha pagato a caro prezzo l’intensificazione dei fenomeni climatici, con alluvioni e fiumi ingrossati che hanno spazzato via parte della spiaggia, così come Castro Marina, Tricase ed altri luoghi.
In un sit in indetto a Porto Miggiano, sono state ribadite le ragioni della contrarietà al progetto. “La Puglia ha già dato: il territorio produce un quarto dell’energia eolica generata in Italia. Il nostro è un autentico paradiso, minacciato da un esercito di ben 90 torri eoliche galleggianti e, se non bastasse, il punto di connessione a terra con la rete elettrica nazionale è stato previsto in località La Fraula (Santa Cesarea) un altro paradiso del Salento che rischia di essere sfregiato”. Nel mentre, il progetto di eolico nel mare di Otranto è già stato bocciato dai comuni interessati come anche il Parco naturale regionale costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase.

Le criticità denunciate dai sindaci del Salento
I primi cittadini del Salento e i comitati hanno evidenziato una serie di criticità: dal mancato tavolo di confronto preventivo da parte delle aziende in merito ai rischi per le specie marine esistenti (in primis della tutela dell’esemplare della foca monaca mediterranea) derivante dal traffico in mare in fase di cantiere e dalle interferenze dei cavidotti sottomarini. In secondo luogo si mette al centro l’impatto visivo dell’impianto che contrasterebbe con le “prescrizioni del PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) passando per un “prevedibile inquinamento acustico”.
I portavoce del Parco Naturale, rimarcano inoltre che la regione abbia già riconosciuto il tratto di costa Otranto-Santa Maria di Leuca “come vero hotspot di biodiversità” e ha informato che è in atto una proposta di ampliamento a mare di questo sito di importanza comunitaria. Coloro che si oppongono a Odra si dicono “d’accordo con la transizione ecologica, ma questa non può minare gli equilibri sociali economici e paesaggistici.
La Puglia è già stata sventrata dal fotovoltaico selvaggio e tanti abusi. I parchi eolici vanno fatti, ma dove è sostenibile: penso per esempio a zone con litorale basso e case a livello del mare, dove l’impatto è minimo. Non possiamo svendere il territorio così: se ci sarà l’autorizzazione ministeriale, come è probabile, impugneremo le successive autorizzazioni, come la sovraintendenza o quelle della capitaneria di porto, e ci opporremo con tutte le forze. Solo uno scandalo potrà far sì che quest’opera venga davvero fatta”.
Il protocollo stilato dalle associazioni ambientaliste
Greenpeace, Legambiente e ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento) hanno stilato un protocollo d’intesa per la promozione dell’eolico in Italia e il suo corretto inserimento all’interno del paesaggio; decidendo di avviare azioni comuni di sostegno all’eolico, pur nel rispetto delle differenti attività. Sulla sezione relativa al “minimizzare l’impatto sul territorio e sull’ambiente” si leggono, nella sezione legata alle attenzioni progettuali, le seguenti linee guida:
• Limitare l’interferenza visiva degli impianti considerando i punti di vista prioritari della porzione di territorio da cui l’impianto è chiaramente visibile;
• Limitare e impedire l’alterazione del valore panoramico del sito oggetto dell’installazione ossia del quadro dei centri abitati e delle principali emergenze storiche, architettoniche, naturalistiche e dei punti di vista panoramici da cui l’impianto è chiaramente visibile;
• Riduzione degli effetti visivi negativi dovuti all’addensamento di impianti dai punti di vista più sensibili, in particolare dai limitrofi centri abitati.
• Utilizzo di torri tubolari o eventualmente a traliccio, per questi ultimi deve essere dimostrato, attraverso un apposito studio, la migliore compatibilità paesaggistica rispetto al paesaggio oggetto di intervento.
• Utilizzo di soluzioni cromatiche neutre e di vernici antiriflettenti.
• Interramento dei cavidotti a media e bassa tensione, propri dell’impianto e di collegamento alla rete elettrica
Transizione ecologica. Questione di burocrazia?
Roberto Cingolani, titolare del Ministero della Transizione ecologica, dichiarò che sarebbe stata necessaria in realtà una “transizione burocratica”. A quasi un anno di distanza Cingolani ha rivendicato alcuni risultati: “Il Decreto semplificazioni porterà da 1200 a 300 giorni l’iter autorizzativo per nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili” .
Parlando del Decreto semplificazioni, il Ministro Cingolani ha affermato: “Sono stati autorizzati in queste settimane 400 megawatt proprio grazie a quei poteri”. Si tratta di 12 impianti (10 fotovoltaici, per la maggior parte nel viterbese, e 2 impianti eolici), che però rappresentano ben poca cosa rispetto agli 8.000 megawatt (8 GW) di rinnovabili che si sarebbero dovuti installare nel corso del 2021 per rispettare la tabella di marcia europea.
Di transizione ecologica ci siamo sempre occupati e preoccupati, sottolineando che le scelte in merito alla questione sarebbero dovute essere più coraggiose, e di come si fosse deposto un tetto alle royalties per l’estrazione di idrocarburi, facendo un grandissimo favore alle compagnie petrolifere e, di contro, non facilitando il revamping degli impianti eolici. Sulle rinnovabili si doveva fare di più, creando una corsia preferenziale per questo tipo di impianti. Invece nel decreto si è cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte.

Energie rinnovabili e riduzioni del gas serra
I progetti italiani sono collocati soprattutto nel basso Adriatico. Partendo dalla Puglia (dal Gargano a Santa Maria di Leuca si leggono 12 progetti), nello Ionio, nel Canale di Sicilia (6 progetti) e attorno al dorso meridionale della Sardegna (8 progetti), fra il Cagliaritano e le coste dell’Iglesiente; un altro nucleo denso di proposte è fra Sardegna e Toscana (7 progetti), Elba compresa; e poi davanti alla Romagna.
A fine settembre si era svolta, al ministero della Transizione ecologica, una riunione sugli impianti eolici offshore galleggianti coordinata dal capo di gabinetto del ministero, Roberto Cerreto, per esaminare le manifestazioni di interesse raccolte dopo un avviso pubblico del 25 giugno. Erano state espresse 64 manifestazioni di interesse, di cui 55 da imprese, 3 da parte di associazioni ecologiste (Wwf, Legambiente e Greenpeace) e 6 da associazioni di settore e università (Anev , Elettricità futura , Cna, Cgil, Politecnico di Torino, Owemes).
Nonostante le ripetute dichiarazioni del ministro Cingolani sulla necessità di installare 8 GW di rinnovabili all’anno da ora al 2030, non solo ancora non accade nulla (il governo ha approvato 400 MW di rinnovabili, solo il 5% di quello che servirebbe ogni anno), ma la risposta al caro bollette, per Greenpeace, vede “un attacco incomprensibile proprio alle rinnovabili”.
Sull’eolico, Greenpeace insieme a WWF Italia e a Legambiente concludono: “l’eolico offshore, soprattutto per effetto delle nuove tecnologie flottanti, può dare un importante contributo per la decarbonizzazione del Paese e della Sicilia in particolare, con una ricaduta occupazionale non indifferente”. Le nuove piattaforme galleggianti ampliano notevolmente le potenzialità di utilizzo dell’energia eolica nei mari italiani, allontanando tra l’altro di molte miglia dalle coste l’installazione.
Il fatto che le varie localizzazioni, specie se poste sulle traiettorie migratorie internazionali dell’avifauna, vanno valutate sotto il profilo naturalistico con un rigoroso approccio scientifico, non toglie nulla alla potenzialità di questa nuova tecnologia. Nonostante questo, continuano gli attacchi strumentali a queste e alle altre energie rinnovabili, sottovalutando non solo la necessità ma anche l’estrema urgenza, ormai documentata, di dismettere le fonti fossili e aumentare la produzione di energia rinnovabile per contrastare la crisi climatica in atto – con i relativi impatti sulle risorse e anche sul paesaggio – dovuta all’emissione di gas serra.