La conquista della città di Odessa chiuderebbe il cerchio dell’avanzata verso ovest – come ha raccontato qui Stefano Iannaccone – , cioè sul mar Nero dalle zone più ricche di materie prime del paese e la più produttiva. In più essendo una città portuale, Odessa rappresenta uno dei luoghi dove tutti i materiali da esportazione provenienti dal Donbass vengono stoccati, caricati sulle grandi navi e trasportati verso il resto del mondo attraverso il Mar Nero. E’ davanti alla Crimea il che è un ennesimo motivo di interesse per l’aggressore russo.
Odessa è una città meravigliosa che vanta mille anni di storia, trascorsi tra tragedie e splendori, crocevia da secoli di popoli e culture differenti, divenuta tra le città più cosmopolite al mondo nell’800, dallo scorso secolo ambìta meta turistica per le bellezze architettoniche, i centri termali e il mare. Una città che ha vissuto età dell’oro e miserie, distruzione e rinascita, rivolte e pacificazioni. Abitata in origine dagli sciti, divenuta sede di due colonie greche, Tyras e Olbia Pontica, terra di passaggio di popoli lituani e polacchi, a metà del XII secolo fu conquistata una prima volta dai tartari che trovarono uno sbocco in mare provenendo dal deserto.
Nei primi decenni del XVI secolo divenne terra di conquista degli ottomani, che vi rimasero per più di un quarto di millennio, ossia fino al termine della guerra russo-turca. L’impero russo, appropriatosi del territorio, fondò ufficialmente Odessa nel 1794 e la fortezza turca di Yeni Dünya diventò presto il principale porto russo sul Mar Nero, trasformandolo in porto franco 25 anni più tardi. Questo, consentì a Odessa di diventare un nodo cruciale di transito per uomini e merci tra Asia e Europa. A metà del XIX secolo, complice la guerra di Crimea, Odessa fu bombardata da inglesi e francesi. Un secolo più tardi, durante la seconda guerra mondiale, fu occupata dall’esercito romeno spalleggiato dai nazisti, e il 22 ottobre 1941 iniziò una feroce rappresaglia contro i cittadini ebrei che in pochi giorni si concluse con l’uccisione e la deportazione di circa 45.000 persone. Il 10 aprile 1944, infine, fu liberata dall’Armata Rossa. Il sangue si sparse nuovamente il 2 maggio del 2014 durante la “strage di Odessa”. Alcuni estremisti di destra e neonazisti ucraini, sulla scia della rivolta di piazza Maidan a Kiev, massacrarono una cinquantina di persone tra impiegati della Casa dei Sindacati, manifestanti contrari al nuovo governo democratico ucraino, simpatizzanti filo-russi e membri di partiti di estrema sinistra.
Impakter Italia vuole ricordare Odessa come la città protagonista di una delle scene più famose dell’arte cinematografica mondiale. Chi non ha visto il film “La corazzata Potëmkin” del regista Sergej Michajlovič Ėjzenštejn (di nascita lettone ma russo durante la sua vita) magari ha visto un pezzo del film “Il secondo tragico Fantozzi” nel quale il ragioniere più famoso d’Italia si lascia andare ad un commento molto. negativo nei confronti del kolossal russo.
Il film di Ėjzenštejn racconta di una rivolta avvenuta nel 1905 da parte dell’equipaggio della omonima corazzata e repressa col sangue dall’esercito dello zar. La scena più famosa è quella dei soldati che schierati su diverse ile scendono lungo una enorme scalinata con le baionette puntate vero il popolo e non si fermano nemmeno di fonte ad una carrozzina con un neonato dentro.
Quella è la scalinata che porta dal mare alla città, fu progettata da un architetto italiano, Francesco Boffo e realizzata dal collega inglese Upton tra il 1837 ed il 1841. E’ lunga 142 metri ha un dislivello di 27 metri ed oggi conta 192 gradini al posto dei 200 originari. Un’illusione ottica fa sì che chi si trova in cima alla scala vede solo una serie di pianerottoli, mentre chi è in fondo alla stessa vede solo i piccoli gradini. Ed ora la scena della scalinata dal film “La corazzata Potëmkin”.