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Non chiamiamoli profughi: gli afghani scappano dall’orrore

by Stefano Iannaccone
24 Agosto 2021
in Mondo, Politica, Primo Piano
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Milioni di persone in fuga dall’Afghanistan. Per scappare da un regime islamista, che risponde solo alla sharia, la legge dettata dall’Islam. Le immagini degli ultimi giorni raccontano di quelli che vengono definiti “profughi”, ma che nei fatti sono solo uomini, donne e bambini che vogliono continuare una vita normale, così come l’hanno conosciuta fino a poche settimane fa, prima della fulminea avanzata dei talebani (qui un articolo per approfondire come sia potuto accadere). 

Afghani in fuga dalla sharia dei talebani

Afghanistan guerra
Foto di ejbartennl da Pixabay

In venti anni, infatti, un’ampia fetta dei 38 milioni di afghani è abituata a una condizione di sostanziale libertà, seppure abbiano vissuto in un Paese martoriato dalla povertà e da una costante crisi umanitaria. Resta il fatto che la popolazione conosce il sistema democratico, con tutti i limiti mostrati dai governi che si sono succeduti a Kabul, e non vuole un ritorno al passato. Le donne, le più giovani, considerano giustamente normale la possibilità camminare in strada, senza indossare il burqa né l’hijab, così come ritengono naturale frequentare senza limitazioni gli uffici pubblici.

Ma se le donne sono quelle più colpite, per tutta la società afghana c’è la volontà di non cedere al ritorno a una sorta di Medioevo. Per questo motivo, tanti afghani – soprattutto chi ha lavorato con gli occidentali e con il precedente governo – vogliono lasciare il Paese, anche il per timore di rappresaglie e ritorsioni. La presunta svolta moderata dei talebani, infatti, è solo un pezzo di narrazione mediatica (qui l’articolo di Impakter Italia che spiega chi sono i volti nuovi degli islamisti).

Il rispetto dei diritti umani sta preoccupando le organizzazioni non governative. Amnesty international ha lanciato una petizione per una campagna di accoglienza di chi scappa dai talebani. “Chiediamo al governo italiano di fare la sua parte affinché le persone che vogliono lasciare l’Afghanistan possano farlo in condizioni di incolumità e sicurezza” si legge nel testo della sottoscritto da centinaia di migliaia di persone. La ong chiede, inoltre, “che alle afgane e agli afgani presenti sul territorio italiano sia garantita protezione permanente e che alle afgane e agli afgani in procinto di entrare in Italia dalla ‘rotta balcanica’ sia offerta la massima assistenza”.

La preoccupazione dell’Onu

Combattenti afghani
Foto di Amber Clay da Pixabay

Il problema è arrivato anche alle massime istituzioni internazionali. “Abbiamo ricevuto segnalazioni credibili di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e violazioni dei diritti umani, avvenute in molte aree sotto l’effettivo controllo dei talebani”, ha denunciato Michelle Bachelet, numero dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani. Secondo quanto risulta alle Nazioni Unite ci sono “esecuzioni sommarie di civili e membri fuori combattimento delle forze di sicurezza nazionali afgane”, insieme alle “restrizioni ai diritti delle donne, compreso il loro diritto di circolare liberamente e il diritto delle ragazze di frequentare le scuole”. Come se non bastasse è iniziato il “reclutamento di bambini soldato”, mentre è in atto “la repressione di qualsiasi forma di dissenso”. 

La situazione era già difficile (come raccontato qui), giusto per usare un eufemismo. L’Unhcr ha stimato che dal gennaio 2021 almeno 270mila persone sono state costrette a lasciare le proprie case. I dati parlano di oltre 3,5 milioni di sfollati. “Possiamo aspettarci che un numero significativo di persone cercherà rifugio nei paesi vicini o al di fuori della regione”, ribadisce Bachelet. Sul regime talebano, l’Onu esprime la propria posizione: “Il diritto internazionale sui diritti umani è immutabile. Il godimento dei diritti umani non è soggetto a cambiamenti nel controllo del territorio o nell’autorità di fatto”.

Bachelet aggiunge: “I significativi progressi nei diritti umani negli ultimi due decenni hanno conferito al popolo afghano un forte interesse in una società che valorizza e difende i diritti umani”. Da qui l’appello alla formazione di “un governo inclusivo con una partecipazione significativa delle donne e una rappresentanza delle diverse comunità afghana”. Parole che suonano più come un auspicio che come una potenziale realtà. I leader talebani hanno già tracciato la linea invalicabile: niente democrazia, ma solo rispetto della sharia. 

Tags: Afghanistandiritti umaniMichelle Bacheletnazioni uniteonutalebani
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