La moda come sappiamo è al centro della questione sviluppo sostenibile con la sua enorme produzione in tutto il mondo che comporta problemi di diritto del lavoro e di produzione di rifiuti, il cui trattamento non sempre è facilissimo. Cominciamo col dire che stanno crescendo in modo esponenziale le app per facilitare gli acquisti di seconda mano in quello che è il principio dell’economia circolare, soprattutto perché sembra passato il tempo in cui gli adolescenti e i giovani adulti storcevano il naso alla prospettiva di indossare abiti di seconda mano. Anche un millennial, ricorda facilmente di essere stato fortemente contrario all’idea di vestire qualcosa che era stato posseduto da un altro.Tutto questo fino a quando la moda vintage e il thrifting – la moda di andare a compare di proposito abiti usati – non sono diventati il segnale di un cambiamento di consumo che è gradatamente esploso nel mondo dell’e-commerce.
In questi giorni, i collettivi di abbigliamento di seconda mano stanno spuntando con la stessa velocità delle app per la consegna di cibo in città, lontano dai giorni d’oro di eBay verso novità come Vestiaire Collective e Vinted. Ognuno ha il proprio USP (Unique Selling Point/Proposition, un modello teorico della pubblicità secondo il quale ogni campagna pubblicitaria deve proporre un beneficio per il consumatore; questo deve esser tale che la concorrenza non possa offrirlo; il beneficio deve essere così vantaggioso da poter spingere milioni di consumatori all’acquisto) e d il proprio pubblico di riferimento che in realtà è prevalentemente giovane.
Il fenomeno dopo 12 anni sembra non conoscere sosta anzi, se è vero che la società di consulenza BCG ha riferito l’anno scorso che le tendenze stavano “portando a una quota di abbigliamento di seconda mano negli armadi delle persone che si prevede crescerà dal 21% del 2020 al 27% nel 2023“. Gli spostamenti provengono dalla combinazione di un afflusso da parte dei consumatori partigiani del fast-fashion fino ad ora e di quelli che hanno già un piede immerso in questa nuova frontiera eco-friendly, che ora stanno comprando nel settore ad un ritmo accelerato”.

Il mercato rischia la saturazione perchè tutti vogliono occupare un pezzo nello spazio disponibile. Così capita si trovino affoggati nella folla di proposte simili, con le azioni di Poshmark e ThredUp che sono state viste crollare “in una grande negoziazione, così come l’ampliamento delle perdite ha oscurato la forte crescita delle vendite in una categoria calda – soprattutto tra la generazione Z”.
Il consumatore di oggi sembra essere più “smart” come riporta Internet Retailing: “Più del 40% dei consumatori intervistati negli Stati Uniti, più del 50% in Europa, e quasi il 70% in Cina dicono di voler accedere a più informazioni su come sono stati fatti i loro vestiti, per informare meglio le loro decisioni di acquisto”.
La BBC riporta: “Boohoo ora si aspetta che i guadagni crescano del 6-7% nell’anno fino a febbraio, rispetto alle precedenti previsioni di un aumento del 9-9,5%, e ha quasi dimezzato le sue previsioni di crescita delle vendite“. Questo ha fatto sì che la società sia stata colpita da un calo delle azioni di quasi il 15% nell’ultima settimana di gennaio.
Probabilmente, questo è un altro vantaggio per l’industria dell’usato, con il suo intero ethos incentrato sull’acquisto consapevole e la priorità della qualità sulla quantità. Vestiaire Collective si pone come “un’alternativa alla sovrapproduzione e al consumo eccessivo e alle pratiche di spreco dell’industria della moda“.
In Europa gli investimenti sono ancora importanti se si tratta startup: i proprietari di Gucci Kering investono in Vestiaire Collective, la destinazione di personalizzazione online Etsy che acquista Depop e una società di private equity EQT che sostiene la recente raccolta di fondi per Vinted.
Non sorprende che i nomi esistenti vogliano partecipare all’azione, con Levi Strauss e Urban Outfitters che hanno recentemente svelato piani per incorporare beni usati nelle loro proposte di e-commerce. Sulla scia di questa aziende facile immaginare che nei prossimi mesi altri grandi marchi si adegueranno alla tendenza.