Un Europeo di calcio all’insegna dei diritti. Tranne che per l’Italia. Sebbene non si debba mai iniziare un articolo con una premessa, questa volta è fondamentale: il tifo per gli azzurri non è in discussione, perché un conto è la partita, un altro l’impegno sociale. La motivazione del tipo “non vedo la gara per motivi sociopolitici” è abbastanza capziosa. D’altra parte la libertà di critica è giusta e doverosa. Infatti se la Nazionale allenata da Roberto Mancini convince sul campo, con grande soddisfazione e nell’auspicio che continui così, lo sta facendo molto meno sulle battaglie per i diritti. Perché è vero che un gesto simbolico non fa una rivoluzione; serve però a lanciare un segnale. È prezioso.
In queste giornate di Euro 2020 postdatato, per le ben note vicende legate al Covid-19, ci sono esempi rilevanti. L’adesione alla campagna di sostegno a Black Lives Matters rappresenta un momento importante di contrasto al razzismo, un problema alquanto delicato nel mondo sportivo. Ancora di più per il calcio italiano. Sono all’ordine del giorno, infatti, episodi di intolleranza in campo e sugli spalti. E non è “buonismo” o “perbenismo” la partecipazione a iniziative di sensibilizzazione, che sono utili, eccome. L’immagine di Romelu Lukaku, ingonocchiato, è una delle più simboliche del torneo, visto pure il carisma dell’attaccante belga.

I messaggi dell’Europeo
Gli eventi sportivi planetari, in questo caso continentale, sono anche dei momenti di comunicazione, in cui i messaggi raggiungono milioni di persone. Non sono proprio una robetta, per intenderci legati a quattro calci a un pallone. È pur vero che non inginocchiarsi all’inizio di una partita non significa essere razzisti, ovviamente. Farlo, comunque, spazza via qualsiasi residuo di dubbi. Perché, sai com’è.
Euro 2020 si sta rivelando una battaglia molto bella pure per i diritti Lgbti. Il talento tedesco Leon Goretzka non ha solo salvato la Germania dall’eliminazione, ma ha lasciato un segno nel torneo, comunque vada a finire. La sua esultanza arcobaleno è una risposta ai diritti calpestati in Ungheria, guidata da un leader di ultradestra Viktor Orban, che osteggia qualsiasi riconoscimento. Ed è importante anche la fascia di capitano arcobaleno indossata dal portiere della Germania, Manuel Neuer, così come l’Allianz Arena arcobaleno, benché all’Uefa non piaccia. Non è spiegabile perché i tedeschi debbano diventare paladini dei diritti, mentre noialtri italiani cerchiamo distinguo abbastanza arzigogolati, che emanano l’odore della scusa.
In ginocchio per i diritti

Già lo scorso agosto abbiamo dato conto in questo post, di come lo sport americano, massima espressione dello show business si sia dovuto fermare per la protesta di diversi atleti professionisti che hanno messo in crisi per qualche giorno lo svolgersi dei campionati. Come a dire che esempi eclatanti da seguire ce ne sarebbero eccome.
Insomma, questo Europeo si candida a essere sostenibile, non sotto il punto di vista ambientale, perché eventi del genere – purtroppo – non possono essere considerati a emissione zero. Ma sotto il profilo dei diritti si può fare tanto, anche solo con gesti simbolici. E del resto, visto che non costa nulla, perché non farlo? Speriamo nell’effetto-sorpresa con una Nazionale capace di stupire non solo per il calcio espresso contro l’Austria. Inginocchiata prima del fischio di inizio e con le mani al cielo al triplice fischio.