È guerra. La sintesi nei principali giornali del mondo: truppe russe stanno entrando anche dalla Bielorussia e dalla Crimea; esplosioni a Kiev e in altre città anche nell’Ovest del Paese. Mosca: «Distrutte le difese aeree di Kiev», che però replica: «Abbattuti 5 aerei e un elicottero russi»
Comincia così oltre che col sangue dei soldati anche la guerra di comunicati.
“L’ obiettivo è proteggere le persone che sono state sottoposte ad abusi e genocidio da parte del regime di Kiev per 8 anni. E a tal fine, ci impegneremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per consegnare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi e sanguinosi crimini contro i civili, compresi i cittadini russi”. Queste le parole del premier russo Vladimir Putin.
Se l’Europa e gli Stati Uniti avevano colpevolpente e ingenuamente creduto nelle armi della democrazia sono stati clamorosamente smentiti. L’intelligence statunitense aveva avvertito, anticipato tutto. Si è voluto credere che si poteva trovarte un accordo. Per Vladimir Putin il sogno di una Russia tornata imperiale è troppo forte e doveva essere perseguito ad ogno costo.
Il Donbass è oggi la regione dell’Ucraina simbolo di come la Russia, negli anni, abbia voluto conquistare porzioni di territorio che appartengono al governo di Kiev. Ma che ormai, da tempo, sono nelle mani di milizie separatiste, che contano sul supporto diretto della Russia. Una zona che, al di là degli accordi sulla tregua del 2014, è sempre stato teatro di combattimenti. E ora, nel pieno delle tensioni, arriva il riconoscimento delle Repubbliche. Come ha spiegato Stefano Iannaccone su Impakter Italia il Dombass è strategico per Putin.