La Russa atlantista tuona in Senato contro Salvini, pacifista dell’ultimissima ora. Oggetto dello scontro: gli aiuti militari all’Ucraina. La fragile pax berlusconiana, siglata frettolosamente ad Arcore appena tre giorni fa, era già stata minata l’altro ieri dal forte malcontento di Giorgia Meloni. Ora, con lo scontro in parlamento tra FdI e Lega, la forzata fase zen all’interno del centrodestra può dirsi per il momento conclusa.
Draghi ribadisce linea atlantica
Questa mattina il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha aggiornato le Camere sull’andamento della guerra e sull’azione del nostro paese nel contesto bellico. E parlando del voto parlamentare che lo scorso marzo ha approvato l’invio di aiuto militari all’Ucraina, il premier ha affermato che “la risoluzione ha impegnato il governo a sostenere dal punto di vista militare e anche umanitario Kiev e tenere alta la pressione sulla Russia anche attraverso sanzioni. Ha guidato in modo chiaro l’azione di governo e rafforzato la nostra posizione a livello internazionale. Il governo intende a muoversi nel solco di questa risoluzione”.
Con queste parole, chiare e nette, Draghi ha ribadito per l’ennesima volta che l’Italia sarà leale con gli alleati atlantici. Questo significa, tra le varie cose, che se sarà convenuta in ambito atlantico la necessità di inviare altre armi all’Ucraina, l’Italia non si tirerà indietro. Di fatto, una risposta a Salvini, che in più occasioni, ultima la seduta parlamentare di ieri, si è detto contrario all’invio di ulteriori armi a Kiev.
Salvini si improvvisa Gandhi e La Russa sbotta
“Chi le vuole mandare (altre armi n.d.r) lo vada a dire alle fabbriche che stanno chiudendo”, afferma il leader leghista, con un volo pindarico non privo di pathos. E poi, da sempre critico verso questo Papa, ritenuto troppo buonista, ora lo cita e lo invoca di continuo. “Lavoro per la pace e condivido le preoccupazioni del Papa”, ha affermato giorni fa. Tutto vero, il cliente più famoso del Papeete pronuncia la parola “pace” con una frequenza difficile da riscontrare perfino nei discorsi dei figli dei fiori durante la guerra in Vietnam.
Eh sì, per una coincidenza davvero curiosa, non appena l’Occidente ha abbracciato l’Ucraina nella difesa contro l’invasione russa voluta da Putin, Salvini è diventato all’istante pacifista. Ma il punto vero non è quanto sia credibile questa “conversione” ad orologeria. Il fatto è che questa posizione timida e carezzevole verso Putin, non è piaciuta a Fratelli d’Italia. “L’Italia non può diventare il ventre molle dell’Occidente. Noi stiamo dalla parte dell’Italia e degli aggrediti. La difesa è sempre legittima”, ha tuonato La Russa rivolto a Salvini, citando non senza sarcasmo proprio un celebre slogan leghista. Il Senato è così diventato l’ennesimo ring per alleati di un centrodestra sempre più sfilacciato.
“Bisogna aiutare gli ucraini a difendersi: cosa gli mandiamo gli scudi e gli elmetti medievali? I coltelli da cucina spuntati? Le armi per difendersi vuol dire le armi necessarie a ricacciare indietro chi li ha invasi”. Insomma, per FdI, Salvini si è iscritto al club dei “pacifinti”.
La destra sta con la NATO. Derubricati Putin e Orban?
Questa posizione del senatore di FdI è condivisa da tutto il partito, Giorgia Meloni in testa. Ma anche in questo caso, siamo davanti a una conversione non da poco. Giorgia Meloni l’orbaniana, la putiniana, sembra non esserci più. E non solo a parole, anche nei fatti, perché FdI non ha fatto mancare il suo appoggio netto alla politica di intransigente atlantismo di Mario Draghi. Politica grazia alla quale l’Italia è tornata a quel prestigio internazionale che le compete e che i governi Conte avevano vanificato. Ma anche qui il punto è: durerà? Siamo davvero davanti ai primi vagiti di una nascente destra repubblicana? Non c’è un po’ troppo ottimismo su questo tema? Ai posteri etc…
Foto in copertina di Sergio D’Afflitto.