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Home Storie Cultura

Procida: la processione del Venerdì Santo (storia e storie)

by redazione
15 Aprile 2022
in Cultura, Itinerari, Luoghi, Storie
Procida
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Procida: alle 7 del mattino del venerdì santo  dall’Abbazia della Terra Murata in alto, quattro uomini di un metro e sessanta per la parte anteriore ed altri quattro di un metro ed ottanta (circa) per quella posteriore, porteranno la statua del Cristo morto giù fino alla Marina Grande (il porto). Il percorso non è lungo ma  complicato perchè è in discesa e con un peso di oltre 1 quintale.  Per anni la leggenda ha voluto che lo scultore della statua, Carmine Lantirceni, fosse un ergastolano rinchiuso nel terribile carcere di Procida (chiuso nel 1988) sempre su alla Terra Murata che per passare il tempo si dedicò all’opera. Non è vero ma un fondo di realtà nella storia c’è: il Lantriceni è stato davvero in carcere perchè accusato di aver ucciso uno dei suoi assistenti, reo di aver sbagliato la lavorazione di una statua. Ma non a Procida ed ancora oggi la Congrega dei Turchini conserva nella sede della chiesa di San Tommaso d’Aquino – dove la statua risiede per tutto l’anno – la documentazione della commissione con relativo pagamento e dettagli vari. La statua è stata realizzata nel 1728 su commissione della Confraternita dei Turchini dell’Immacolata Concezione di Procida nel 1728.

Procida

In testa alla processione c’è una tromba  senza tasti che usavano i romani per segnalare alla popolazione che stava transitando un condannato a morte e che emette un suono straziante. La tromba viene messa all’asta alcune settimane prima e la squadra vincitrice(dalle 4 alle 5 persone, giovani in specie)si esercita per qualche settimana nelle contrade più remote dell’isola(ma il suono si sente lo stesso).

La processione è fatta di “misteri”, così vengono definiti i palchetti in legno che riproducono simbolicamente i momenti principali della vita di Cristo, dalla predicazione all’ultima cena: si passa così dal pupazzo appeso a un albero che sta a raffigurare  la fine di Giuda all’ultima cena vera e propria con dodici posti (tavola imbandita che viene portata in giro  a volte con sei posti). Allo stesso modo si va dalla grotta di Betlemme, ovvero la nascita del Messìa, alla predicazione di Gesù in Galilea, fino alla crocifissione Poi tre tamburi che scandiscono il cammino, gli angioletti (i bambini tenuti in braccio dei genitori) la statua della Madonna Addolorata e via via tutte le autorità dell’isola e non solo. Quest’anno ad aggiungere un altro elemento di fascino a questa processione unica al mondo, potrebbe esserci la presenza di Michele Autuono, vescovo ausiliare di Napoli dallo scorso mese di ottobre, ma soprattutto in questo caso, procidano di nascita. Altrimenti a guidare le autorità religiose sarà il curato più anziano dell’isola, Don Michele Del Prete, curato dell’Abbazia di San Michele Arcangelo alla Terra Murata. Un altro elemento che aggiunge fascino all’isola che dopo due anni rimette in scena la processione proprio quando è Capitale europea della cultura.

Giunta alla Marina Grande la statua fa ritorno alla Terra Murata e tutto il giorno viene dedicato alla preparazione dell’evento della sera: la via Crucis. Che inizia elle 8 della sera e termina due ore e mezza dopo, con un giro dell’isola molto più lungo di quello del mattino e che segue le regole della via crucis tradizionale. Al termine la statua del Cristo fa ritorno nella sede ella Congrega dei Turchini dove la si può visitare tutto l’anno. Tg Procida seguirà in diretta sulla sua pagina Facebook la processione del mattino, con il commento di Leo Pugliese e Sebastiano Cultrera.

Procida

Tags: Capitale europea della culturaCarmine LantriceniConfraternita dei Turchini dell'Immaclata ConcezioneMichele Autuonoprocessione a ProcidaProcidaTerra MurataVia crucis
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