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La morte arriva dalle centrali a carbone dei Balcani

by Eduardo Lubrano
11 Settembre 2021
in Energia, Europa, Primo Piano, Salute
emissioni

@piqsels.com

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Emissioni che uccidono la gente. “Rispettare o chiudere” è  il titolo tradotto di un rapporto “Comply or close” che fa chiarezza su che effetti hanno avuto sulla salute degli europei, le emissioni delle 18 centrali a carbone che operano in Paesi extra Ue ma che sono comunque vicini a noi. Sono passati 3 anni dalla scadenza per i paesi dei Balcani occidentali per il  rispetto  dei limiti di inquinamento. Questi sono destinati a ridurre l’ impatto mortale delle loro centrali a carbone sulla salute umana e l’ambiente.

Questo è sancito dal trattato della Comunità dell’energia attraverso la direttiva sui grandi impianti di combustione. Nessuno dei paesi che usano il carbone lo fa. Negli ultimi tre anni, le centrali a carbone dei paesi dei Balcani occidentali incluse nei piani nazionali di riduzione delle emissioni hanno emesso sei volte più anidride solforosa del consentito e 1,6 volte più inquinamento da polveri. Tra il 2018 e il 2020, questi superamenti incontrollati hanno causato quasi 12.000 morti – 3.700 negli stessi Balcani occidentali, altri 7.000 nei paesi dell’UE e tra questi l’Italia, e 960 in altre regioni più lontane. I sei paesi interessati sono Bosnia Herzegovina, Serbia, Montenegro, Albania e Macedonia del Nord.

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Il rapporto dimostra che ovviamente delle centrali a carbone non se ne può più e che bisogna assolutamente fare un’opera di convincimento importante e di lobby ad altissimo livello per convincere questi paesi – tipo la Polonia che ultimamente ha aperto altre miniere di carbone per l’approvvigionamento.

«I governi dei Balcani occidentali non possono sognare l’adesione all’Europa ignorando le regole di controllo dell’inquinamento – ha affermato Ioana Ciuta, coordinatrice energetica per i Balcani occidentali presso CEE Bankwatch Network – Per evitare questo tipo di inadempienza flagrante, l’applicazione del trattato della Comunità dell’energia deve essere considerata una priorità. La Commissione europea e i governi dell’Unione europea devono introdurre sanzioni efficaci».

E poi, vista la polemica su una frase del Ministro Cingolani che non aveva detto “Da domani passiamo al nucleare” ma che bisognerebbe seriamente seguire gli sviluppi del nucleare pulito di ultimissima generazione, forse sarebbe il caso di fare un ragionamento anche su questo.

Siamo circondati ad est ed ovest: ad est muoriamo per le emissioni delle centrali di carbonio. Ad ovest solo vicino al confine con il Piemonte ci sono quattro centrali nucleari francesi. Alcune sono vecchie e difatti il nostro governo ha chiesto garanzie a Parigi sulla manutenzione e sulla sicurezza di queste ultime, ma da lì non è mai arrivato nemmeno un cenno di problemi e tantomeno di morti. Insomma non basta dire “No al nucleare nel mio giardino” se poi c’è in quello del vicino. Il ragionamento da fare, sui fatti e non sulle ideologie pregiudiziali, sarebbe “La quarta generazione di centrali nucleari oltre all’indubbio vantaggio in termini di risparmio e produzione di energia, è sicura? Quanto sicura?“

Tags: balcanicarboneComply or closeemissioniinquinamento dell'arianuclearesviluppo sostenibile
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