La moda sostenibile, eccola qua. Qualche giorno avevamo scritto, per la precisione qui, che a Bruxelles, stava per essere prodotto un documento con le nuove regole comunitarie per rendere finalmente sostenibili la maggior parte dei prodotti che circolano nell’Unione. Una normativa che obbliga a ideare un prodotto sostenibile sin dalla fase della progettazione , del disegno, alla fase del cosiddetto fine vita. Queste proposte si traducuono in nessuna emissione netta di gas a effetto serra entro un lasso di tempo di (ora) poco meno di tre decenni, sganciando la crescita economica dell’UE dall’uso delle risorse – vale a dire un passaggio a un’economia circolare in cui i prodotti sono progettati per durare più a lungo e anche per essere facili da smontare per il riutilizzo o il riciclaggio alla fine della vita. Quindi c’è, molto chiaramente, un sacco di lavoro da fare per i politici.
Ed avevamo anche ribadito come uno dei settori nei quali tutti gli addetti ai lavori dovranno impegnarsi sin da subito è quello della moda. Un argomento che sin dalla sua nascita Impakter Italia ha individuato come centrale nella questione della sostenibilità per le mille implicazioni che ha nella vita di tutti i giorni ma. non solo. Ed ora Bruxelles ha prodotto quel documento. “La moda veloce è già fuori moda” (fast fashion is out of fashion): il messaggio della Commissione europea, messo nero su bianco è chiarissimo. Esiste una Comunicazione con indicazioni strategiche per rendere l’industria tessile europea più sostenibile e circolare. Tra le raccomandazioni della Comunicazione spiccano quelle all’industria della fast-fashion, la parte del comparto che “negli ultimi due decenni ha costruito i modelli di business capitalizzando sull’introduzione sul mercato di un numero crescente di linee di moda e micro collezioni a un ritmo sempre crescente“. Noi la chiamiamo la moda usa e getta

La Commissione invita a ridurre il numero di collezioni per anno, promuovere collezioni di seconda mano, creare servizi di ritiro e riparazione. La nuova strategia Ue è fatta di ventiquattro iniziative tra revisioni legislative, campagne di comunicazione e sensibilizzazione e linee guida, che punteggeranno i prossimi due anni. Alcune sono già partite. Come la consultazione per creare insieme all’industria un percorso di “transizione per l’ecosistema tessile” definendo passi concreti per affermare i principi dell’economia circolare nel settore. C’è tempo fino al 15 maggio per partecipare.
Per quanto riguarda la legislazione, si va molto oltre le attuali regole Ue, che già prevedono la raccolta differenziata dei rifiuti obbligatoria per tessuti e indumenti a partire dal 2025. Tra le norme attese ci sono livelli minimi obbligatori di utilizzo di fibre riciclate, divieto di distruzione dei prodotti invenduti, il passaporto digitale con informazioni obbligatorie sulla circolarità e altri aspetti ambientali chiave, misure come il prelavaggio negli impianti di produzione industriale per ridurre il rilascio involontario di microplastiche dai tessuti.
In arrivo anche nuove norme Ue armonizzate sulla responsabilità estesa del produttore per i tessili e incentivi economici per rendere i prodotti più sostenibili. Le due disposizioni, che implicano un contributo dei produttori al recupero, riciclo e smaltimento dei rifiuti tessili, troveranno posto nella revisione della Direttiva quadro sui rifiuti nel 2023.
Nel documento si legge :”I requisiti riguarderebbero l’efficienza energetica e l’efficienza dei materiali (durata, riparabilità, aggiornabilità e riciclaggio). I regolamenti dovrebbero essere adottati prima della fine del 2022. Allo stesso modo, i lavori sono a buon punto per valutare la fattibilità dei requisiti di ecodesign e di etichettatura energetica per i moduli solari fotovoltaici, gli invertere i sistemi, compresi i possibili requisiti sull’impronta di carbonio”.