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La Crimea di chi è. La vera storia

by Eduardo Lubrano
24 Febbraio 2022
in 2030, Politica, Primo Piano, Storie, Ucraina
Ucraina

@Annallarionova-Pixabay

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Solo pochi giorni fa il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskiy, ha detto : “Sia il Donbass che la Crimea torneranno all’Ucraina. Esclusivamente attraverso la diplomazia. Non invadiamo ciò che non è nostro, ma non rinunceremo alla nostra terra“. La penisola della Crimea è la più grande tra quelle affacciate sul Mar Nero. E’ collegata al continente dall’istmo di Perekop, e dal 2014 anche dal Ponte di Crimea. Secondo la legge internazionale che regola tali questioni la Crimea apparterrebbe all’Ucraina ma dopo il 2014 è stata annessa alla Federazione Russa. Il 20 febbraio del 2014 uomini dell’esercito russo con un colpo di mano preparato nei minimi dettagli e senza trovare alcuna resistenza nella popolazione, riuscirono in quello che fu un vero e proprio fulmine a cielo quasi sereno.

La non resistenza è un fattore chiave per spiegare gli esiti positivi dell’azione che in quel giorno ed in quelli successivi vide poco sangue scorrere per le strade (in realtà morti e rapimenti c’erano stati nei mesi precedenti): la penisola è abitata in gran parte da russi etnici. C’erano altre minoranze, soprattutto tartare e ucraine. E, in passato, anche italiane e tedesche. Clima e posizione geografica hanno sempre favorito questa terra.

Putin dice sempre che la Crimea è russa, ma non è vero. A cominciare dal nome: in russo Crimea si dice Krym che deriva dal tataro Qirim. Tatari che abbiamo già visto essere stati conquistatori ed abitatori della penisola. Ma anche goti, unni, sarmati, bulgari, greci, bizantini, romani, veneziani, genovesi. I Tatari ci sono stati dal 1441 al 1783. Poi l’annessione all’impero russo. E la Guerra di Crimea, nella quale noi italiani abbiamo un bel pezzo di leggenda.

Ucraina
@Maximilian Dörrbecker (Chumwa) by Wikipedia

I 600 di Balaklava

E’ passata alla storia così la scellerata carica della cavalleria leggera inglese contro l’artiglieria russa a Sebastopoli la città più importante della Crimea. Una serie di ordini mal indirizzati e dunque mal ricevuti convinsero Lord Cardigan a guidare i suoi 600 e passa cavalieri contro i cannoni russi che ne fecero strage il 24 ottobre 1854. In questa stessa battaglia nacque ad opera di un giornalista inglese che assisteva da una collina, l’espressione “la sottile linea rossa“: la disposizione del 93º Reggimento di fanteria Highlander  ad opera del suo comandante Sir Colin Campbell I Barone Clyde di fronte a quattro squadroni di fanteria russa che al secondo tentativo furono respinti da quel “nastro rosso dal quale spuntavano punte d’acciaio” come scrisse il corrispondente del Times.

In Crimea, con Inghilterra, Francia e Turchia contro la Russia, c’era anche l’Italia: un contingente di bersaglieri guidato dal leggendario comandante Alfonso La Marmora, composto da oltre 18mila effettivi. Tra questi, anche il generale Alessandro La Marmora, fratello di Alfonso e fondatore del corpo dei Bersaglieri, che proprio in Crimea perse la vita.

Le truppe dell’alleanza occidentale posero sotto assedio Sebastopoli. Assedio che i russi provarono a rompere nella cruciale battaglia della Cernaia, alla quale parteciparono tre compagnie di soldati con le piume sull’elmetto che si distinsero per valore. I russi lasciarono sul campo circa 8000 uomini, una sconfitta che di fatto segnò la fine della guerra.

Ma che ci faceva tutta questa gente in Crimea?

Ucraina
@Pixabay-Irinariviera

La penisola della Crimea era stata fino alla metà del ‘700 sotto la protezione dell’Impero ottomano, poi passò sotto il controllo della Russia 1784, quando regnava Caterina la Grande. In breve tempo la penisola e il suo porto principale, Sebastopoli, divennero il fulcro della flotta russa del sud, la base dalla quale ambire a uno sbocco nel mediterraneo.

Quando la Turchia accettò le proposte francesi, la Russia, temendo di perdere il controllo dell’egemonia sul mar Nero, nel luglio 1853 la attaccò. La Gran Bretagna, temendo l’espansione russa verso il Mediterraneo, si unì alla Francia ed entrambe dichiararono guerra all’impero nel marzo del 1854. Anche l’Austria appoggiò politicamente le potenze occidentali e il Regno di Sardegna, nel timore che la Francia si legasse troppo all’Austria, nel gennaio 1855 inviò un contingente militare al fianco dell’esercito anglo-francese dichiarando a sua volta guerra alla Russia.

La principale condizione del trattato di pace, firmato a Parigi, fu la smilitarizzazione di Sebastopoli e di tutte le basi militari dell’Impero sul mar Nero. Quelle stesse basi che oggi sono tra i principali motivi d’attrito nelle frizioni tra la Russia e l’Ucraina. Perchè a Sebastopoli adesso c’è di nuovo la flotta russa del Mar Nero e la città è stata nuovamente militarizzata quando nel 1954 la Crimea è stata annessa di forza all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche insieme all’Ucraina. Della quale la Crimea ha scelto nel 1992 di rimanere all’interno ma come Repubblica Autonoma, con un proprio parlamento e un governo che hanno sede a Simferopol.

Il 27 febbraio del 2014, sull’onda degli eventi che in Ucraina hanno portato alla destituzione del Presidente Vicktor Yanukovich, un gruppo di uomini armati ha preso possesso del Parlamento di Simferopol e ha sostituito il governo in carica con un nuovo esecutivo filo russo guidato da Sergiy Aksyonov. Dopo la foto, la verità sul perchè la Russia non mollerà mai la Crimea.

Ucraina
@Pixabay

Motivi militari: come detto, la città di Sebastopoli, è la sede di una delle quattro flotte della marina militare russa e ospita 11.000 effettivi e circa 60 navi. Città e il porto sarebbero in pieno territorio della Repubblica Autonoma di Crimea, ma di fatto sono nel controllo della Russia.

Il controllo del porto di Sebastopoli consente alla flotta russa di mantenere un importante presidio sulle coste che si affacciano sul Mar Nero e garantisce alla marina di Putin uno sbocco sul Mar di Marmara e, da qui, sul Mediterraneo. La perdita della Crimea comporterebbe quindi per i russi una significativa riduzione del potere e del raggio d’azione della sua flotta da guerra.

Motivi economici: nel 2010 il parlamento russo e quello ucraino hanno sottoscritto un accordo che estende fino al 2042 la permanenza della flotta di Mosca a Sebastopoli, a fronte di uno sconto del 30% nelle forniture di gas russo a Kiev.

Serve altro? Sì forse dare credito alla tesi che sostiene che Vladimir Putin intenda rimettere in piedi l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, magari con relazioni meno “dittatoriali” di quanto avesse prima il Cremlino con le nazioni dell’Unione ma comunque molto forti. Ma ancora più seria sembra la tesi che vorrebbe il presidente russo impegnato ad allargare i confini dello stato russo per fissarli il più possibile lontano da Mosca, cioè il vecchio principio che usavano gli zar.

Tags: crimeaoccidenterussiastoriasviluppo sostenibileucraina
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