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La bioeconomia: rivoluzione sostenibile

by Mauro Pasquini
4 Luglio 2021
in 2030, Acqua, Agricoltura, Ambiente, Business, Energia, Europa, Politica, Primo Piano, Scienza, Storie, Tech
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La bioeconomia come via maestra verso lo sviluppo sostenibile? Presentato il 7° rapporto sulla Bioeconomia. Ecco i dati che raccontano come sta andando questa innovativa concezione della produzione di beni ed energia.

Cos’è la bioeconomia

Si tratta soprattutto un approccio nuovo alla produttività. Impakter Italia ne aveva già parlato in un articolo scritto dalla nostra Valentina Taccone. L’obiettivo è combinare crescita economica e sostenibilità. Si basa su processi imperniati sulla conoscenza biologica per utilizzare o produrre prodotti in diversi campi, come prodotti di consumo, cibo o carburante. Vengono impiegate per intero le risorse biologiche, inclusi gli scarti, per la produzione di beni ed energia. Ottimizzare la resa in bioeconomia significa quindi abbattere gli sprechi e impattare il meno possibile sull’ambiente.

Il mondo sta affrontando molteplici sfide in questo momento: abbiamo risorse limitate in termini di combustibili fossili, terra e acqua. Allo stesso tempo, stiamo affrontando il cambiamento climatico e abbiamo gravi problemi nell’ambito della produzione di rifiuti. Con la bioeconomia possiamo trovare nuove materie prime rinnovabili e produrre nuovi prodotti. A tale scopo, la ricerca scientifica è cruciale come non lo è mai stata prima.

I dati sono incoraggianti 

Recentemente è stato presentato il 7° rapporto sulla Bioeconomia redatto dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in collaborazione conASSOBIOTEC-Federchimica e Cluster SPRING. Quanto è emerso dimostra come la bioeconomia rappresenti il volano verso un futuro prospero economicamente ,a al contempo funzionale alla sostenibilità ambientale. Ecco alcuni dati, decisamente incoraggianti. Nel 2020 la Bioeconomia in Italia ha generato un output pari a 317 miliardi di euro, occupando poco meno di due milioni di persone. Inoltre, la crisi economica ha aggredito la bioeconomia in modo minore rispetto alle altre forme tradizionali. Infatti, dopo aver chiuso il 2019 con un incremento dell’1,4%, nel 2020 la Bioeconomia ha perso nel complesso il 6,5% del valore della produzione, un calo inferiore rispetto a quanto segnato dall’intera economia (-8,8%). Questo ha fatto aumentare il peso della Bioeconomia in termini di produzione: 10,2% rispetto al 10% del 2019 e al 9,9% del 2018.

Trattasi comunque di uno scenario comune in tutta la UE. In tutti i paesi europei il valore della Bioeconomia ha registrato un calo meno rilevante rispetto al totale dell’economia, evidenziando una maggiore resilienza allo shock pandemico.

Una risposta globale alle tematiche ambientali

Con la crescita della popolazione mondiale e l’aumento dei consumi, è necessario lottare per un uso più sostenibile e circolare delle risorse che abbiamo a disposizione. È così che saremo in grado di garantire la sicurezza alimentare globale e fonti di carburante stabili, limitare i cambiamenti climatici e tutte le altre cose da cui dipendiamo per mantenere il modo di vivere come lo conosciamo.

Il tallone d’Achille della bioeconomia è la percezione che ne ha gran parte della popolazione. Oggi, infatti, le persone associano automaticamente la parola “bioeconomia” alla parola “costoso”, ma questa è un’associazione pretestuosa che altera la realtà. È del tutto improprio e ingannevole confrontare un nuovo settore con le sue alternative, quando queste hanno avuto più di un secolo per sviluppare i modi più efficienti per organizzare logistica, produzione e commercializzazione.

Tags: agenda 2030ambientebioeconomiaeconomia circolaresostenibilità ambientalesviluppo sostenibile
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