Un’ondata di forte caldo aggrava l’emergenza incendi. La settimana appena iniziata è da bollino rosso, non solo per le alte temperature. Il pericolo è quello di favorire nuovi roghi, che incrociano due piaghe: l’azione criminosa dei piromani e l’emergenza climatica che a causa di temperature elevate favorisce la propagazione delle fiamme. Con il rischio di aggravare i danni, già devastanti dei giorni scorsi (qui l’articolo di Impakter Italia che racconta quello che è accaduto in Sardegna).
“A favorire il divampare degli incendi è una estate che si classifica fino ad ora come la più calda del decennio in Europa dove la temperatura media del mese di luglio è stata superiore di ben 1,4 gradi la media del periodo 1991- 2020”, osserva la Coldiretti, sulla base dei dati del servizio Copernicus Climate Change Service (C3S). Il lavoro è stato completato da European Centre for Medium-Range Weather Forecasts per l’Unione Europea. “A livello mondiale – sottolinea la Coldiretti – si tratta del secondo luglio più caldo da quando sono iniziate le registrazioni con una temperatura superiore di 0,33 gradi rispetto al periodo 1991-2020”.
Decenni per riparare i danni all’ambiente

Numeri che fanno il paio con l’allarma rilanciato dal rapporto dell’Ipcc delle Nazioni Unite: senza una intensa azione di contenimento, il pianeta finisce in ebollizione con conseguenze devastanti (qui per approfondimenti). Il capitolo incendi, dunque, preoccupa notevolmente. In Italia, soprattutto al Sud, l’impatto è stato notevole, unendosi “alla mancanza di precipitazioni” che “hanno determinato una preoccupante siccità che ha decimato i raccolti ma favorisce anche l’espandersi degli incendi e l’azione dei piromani, dalla Sicilia alla Sardegna, dalla Puglia all’Abruzzo, dalle Marche alla Toscana, dalla Calabria alla Campania fino alla Basilicata”, ribadisce l’associazione degli agricoltori. E nei prossimi giorni le previsioni meteo non sono per niente tranquillizzanti.
Il presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, sottolinea un aspetto: “Ancora una volta le aree naturali protette si trovano nella morsa di incendi devastanti. Al parco Nazionale dell’Aspromonte, in Calabria, si è consumata una tragedia con due vittime con un fronte del fuoco di proporzioni enormi. Nel parco delle Madonie, in Sicilia, le fiamme hanno colpito un intero tessuto produttivo orientato alla sostenibilità. A questo si aggiungono i danni incalcolabili per la distruzione di biodiversità e habitat naturali che ogni incendio comporta e l’indignazione per quando si scoprono gli inneschi da parte di mano criminali“.
Per Sammuri, “occorre un piano straordinario su più livelli, innanzitutto per il potenziamento del monitoraggio e del sistema antincendio“. Come? “Con il rafforzamento dei presidi per i parchi per le attività di prevenzione, repressione e spegnimento. E poi occorrono investimenti di lungo periodo per intervenire in azioni di mitigazione e adattamento ai mutamenti climatici i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti“, conclude il numero uno di Federparchi.
Il Dixie fire in California

Il problema non è solo italiano. Tutt’altro. Dagli Stati Uniti all’Amazzonia, in tutto il pianeta gli incendi stanno mandando in fumo migliaia di chilometri di piante, alberi, uccidendo animali e distruggendo il tesoro della biodiversità. Le immagini del satellite della Nasa sono significative: i punti rossi indicano le zone interessate dalle fiamme.
In California, negli ultimi giorni, c’è stato il Dixie Fire, il più grande incendio di sempre che ha interessato un’area di quasi 2mila ettari. Stando a quanto riferito dalle autorità, i vigili del fuoco sono riusciti a contenere appena il 20% del rogo, che ha distrutto centinaia di edifici. In questo caso è difficile formulare una stima dei danni, poiché molte zone bruciate non sono ancora raggiungibili. E sarà così per giorni, Ma le notizie provenienti dagli Stati Uniti rischiano di oscurare la situazione in Africa: per quanto riguarda Zambia, Angola, Malawi, Madagascar e Repubblica democratica del Congo, la foto dallo spazio non lascia spazio a dubbi. E alimenta preoccupazioni. Eccome.