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Il Manifesto di Impakter Italia

by Mauro Pasquini
2 Marzo 2021
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Impakter Italia, magazine online, sostiene gli stessi concetti, le stesse parole chiave sin dall’atto della sua nascita nel 2019 con un obiettivo: creare una coscienza ed una consapevolezza dello sviluppo sostenibile. Dal 2019 scriviamo di sviluppo sostenibile, di beni culturali volendo approfondire e divulgare quanto accade nel resto del pianeta sul piano della sostenibilità. La nostra guida sono i 17 SDG dell’Agenda Onu 2030. Siamo nati sulla spinta di Impakter.com, il magazine internazionale da 500 mila utenti/mese in tutto il mondo che è pensato per accompagnare una nuova e diversa visione della sostenibilità.

Pensiamo che la cultura dello sviluppo sostenibile debba essere la leva del cambiamento. Cultura che, nel senso classico del termine, ma non solo, in Italia abbonda e della quale dovremmo fare un utilizzo migliore per crescere anche economicamente. Queste le basi di Impakter.it. Quelle sulle quali tutti i giorni ci presentiamo ai nostri lettori. Basi sulle quali crediamo debba lavorare la politica alla quale sono demandate le decisioni finali. E che dobbiamo coinvolgere nel nostro lavoro.

Come testata giornalistica italiana, è stato per noi naturale dedicare uno spazio particolare alla cultura, intendendola non come apprendimento di nozioni, ma soprattutto come conoscenza del territorio italiano, delle sue bellezze paesaggistiche, architettoniche e artistiche spesso sconosciute o trascurate. A tale scopo abbiamo lanciato la nostra campagna: una sorta di Piano Marshall per la Bellezza, con cui abbiamo promosso la riscoperta e il recupero dei “cammini”, di quelle aree paesaggistiche che possono essere attrazione turistica. In questo senso abbiamo dato particolare rilievo ai piccoli borghi, luoghi del nostra storia passata da recuperare e da restituire al presente, quali siti d’elezione per un turismo lento e sostenibile.

L’informazione

Impakter Italia ha cercato – e cerca – di produrre servizie e inchieste per raccontare ogni aspetto della sostenibilità ambientale: dal riscaldamento globale ai cambiamento climatici, dall’inquinamento atmosferico a quello degli oceani, dalla perdita di biodiversità a quella della fertilità del suolo. Sforzandoci costantemente di illustrare come tutti questi aspetti siano tra loro ampiamente interconnessi

Il tutto, sempre associando all’azione di denuncia, la testimonianza di risposte concrete ai tali gravissime problematiche. Abbiamo a questo scopo fatto un’amplissima panoramica di soluzioni reali, adottate in tutto il globo a tutti i livelli: organi intergovernativi, governi, amministrazioni locali, onlus, gruppi privati grandi e piccoli, associazioni di semplici cittadini. Così facendo abbiamo avuto modo di mostrare ai nostri lettori esempi concreti di strategie basate su energie rinnovabili, sull’economia circolare, su modelli produttivi e progetti urbanistici sostenibili. Sempre sottolineando come il cambiamento, la “transizione” non solo sia possibile ma anche e soprattutto urgente e doveroso, per noi e per le future generazioni.

Abbiamo inoltre parlato diffusamente di inclusività, dando particolare risalto alle tematiche relative all’accesso all’istruzione e soprattutto alla parità di genere.

La Politica/Le politiche

Il passaggio alla transizione ecologica, assurto alle cronache per l’istituzione di un apposito Ministero nel governo Draghi, è ormai un dato di fatto. Così come la transizione digitale. Sono due fattori di sostenibilità che camminano di pari passo. Non è possibile scinderli, perché appunto lo sviluppo sostenibile è un’entità che ha bisogno di muoversi come un “organismo unico”. Non è un meccanismo a comparti stagni. La politica deve quindi lavorarci nel suo complesso: le strategie sui flussi migratori, il contrasto al terrorismo, la lotta contro la povertà e contro le disuguaglianze sociali sono tutte questioni di sostenibilità. Un pacchetto unico, con elementi interscambiabili, in cui figurano transizione ecologica e digitale.

Sul tavolo ci sono temi concreti, di indirizzo reale. Il famoso Recovery plan rientra in questa ottica: è un progetto per dare un impianto diverso al Paese, spostando gli investimenti sui settori più produttivi e orientati alle prossime generazioni. Tra gli innumerevoli benefici di quel piano, ne spicca uno: la concezione che la tutela dell’ambiente non comporta un freno all’economia. Anzi dalla green economy può arrivare una propulsione alla crescita, senza sfregi al pianeta. L’efficientamento energetico è una visione diversa di economia, che ci porta fuori da una mentalità industriale novecentesca, e rappresenta una spinta al settore edilizio. Dà lavoro, fa crescere il Pil e diminuisce gli sprechi: un meccanismo virtuoso, quanto semplice da comprendere per coloro che ne abbiano voglia. Il rifacimento degli edifici pubblici può risultare molto funzionale rispetto alla costruzione di nuovi quartieri che spesso si trasformano in veri e propri ghetti. E che rischiano – come ulteriore beffa – solo di consumare suolo e generare un’ipertrofia delle metropoli. Qui si aggancia la rivoluzione digitale: le smart city, altro punto cardine dell’Agenda Onu, sono realtà realizzabili solo con un investimento sulle tecnologie digitali. Il settore dell’innovazione, poi, è anche una grande opportunità per cambiare il comparto dell’agricoltura. L’attenzione alla qualità dei prodotti meno impattanti sull’ambiente passa anche attraverso una capacità di impiegare la tecnologia, uscendo dalla logica rurale del “bel mondo antico” Tutti questi argomenti sono “la politica” da non confondere con il “poletichese” ovvero quel linguaggio che si usa nel Palazzo quando non si sa esattamente cosa dire o si fanno promesse fumose che verranno infrante.

 

 

 

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