Come mangiare per salvare il pianeta e noi stessi? Un nuovo studio pubblicato su Demographic Research indaga sui limiti della vita umana, chiedendosi se l’attuale record dei 122 anni di età potrà essere superato entro la fine del secolo. Attualmente circa mezzo milione di persone nel mondo ha già spento 100 candeline: il record assoluto è di Jeanne Calment, signora francese deceduta nel 1997 all’età di 122 anni e 164 giorni.
Fattori che influiscono alla longevità
Consumare più cereali integrali, legumi, frutta secca ed eliminare la carne rossa prolunga la vita e aiuta nel processo di sostenibilità del nostro pianeta . L’aumento della possibilità di anni di vita dipende soprattutto dalla diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari, tumori e diabete. I ricercatori dell’Università di Bergen (Norvegia) hanno analizzato i dati di centinaia di studi su dieta e longevità e li hanno incrociati con le informazioni del Global Burden of Disease, una ricerca che fa periodicamente il punto sullo stato di salute della popolazione globale e sulle principali cause di morte. In questo modo è stato possibile calcolare di quanto variava in media l’aspettativa di vita; aumentando o diminuendo la quantità di alcuni cibi, come frutta, verdura, cereali integrali o raffinati,frutta secca, legumi, pesce, uova, latticini, carni rosse o processate, bevande zuccherate.

Salute e alimentazione sostenibile
Il primo passo per ridurre l’impronta di carbonio è scegliere l’alimentazione sostenibile, nutrendoci riducendo sprechi, emissioni e consumi. Come possiamo aiutare il pianeta? Con alcuni piccoli accorgimenti che fanno la differenza, come ci consiglia il WWF.
- Acquista sempre prodotti locali
- Mangia prodotti di stagione
- Non comprare carne proveniente da allevamenti intensivi
- Scegli i pesci giusti
- Non sprecare nulla
- Compra biologico
- Evita gli imballaggi
- Scegli cibi freschi e semplici
- Bevi l’acqua del rubinetto
- Evita sprechi ai fornelli
Dieta equilibrata, sport e niente fumo
Non fumare, seguire una dieta equilibrata, fare attività fisica con regolarità, ridurre al minimo i consumi di bevande alcoliche. Seguendo queste indicazioni, un cinquantenne in buona salute può garantire di tenere a distanza malattie cardiovascolari, diabete e cancro per almeno dieci anni. I risultati di uno studio pubblicato sul British Medical Journal confermano quanto importante sia adottare uno stile di vita che poggi le fondamenta su questi comportamenti per garantirsi una vita più duratura e in buona salute, come ci dimostra la Fondazione Umberto Veronesi.

Relativamente al peso corporeo, i massimi benefici sono stati registrati tra coloro che avevano un indice di massa corporea compreso tra 18 e 24.9. Rispetto al fumo, invece, gli uomini che fumavano 15 o più sigarette al giorno avevano una probabilità più bassa del 75 per cento di non sviluppare malattie. Quanto allo sport, trenta minuti al giorno di attività moderata possono bastare per tenere a distanza le malattie. Risultati che, seppur tratti da uno studio retrospettivo, riportano l’attenzione su alcuni comportamenti di buon senso legati a un percorso di vita più longevo e in salute. «La genetica impatta sulla longevità per non più del 25 per cento: questo vuol dire che possiamo sicuramente incidere sulla durata e sulla qualità della vita», dichiara Roberto Bernabei, direttore del dipartimento scienze dell’invecchiamento, neuroscienze, testa-collo e ortopedia del policlinico Gemelli di Roma. «Ai fattori citati nello studio, ne aggiungerei però altri due di tipo sociale. Oggi sappiamo che vivere a contatto con i propri familiari e in un contesto inclusivo allunga la prospettiva di vita».
Sostenibilità globale è inversione di tendenza
Viviamo in un mondo in cui un miliardo di persone soffre ancora la fame cronica, un mondo “affollato” e con risorse sempre più limitate, che sta spingendo i processi del sistema-Terra oltre pericolosi limiti, detti “Planetary boundaries”. Quattro di questi limiti sono stati già largamente superati e la causa è quasi sempre riconducibile all’insostenibilità del sistema alimentare.

I pericoli ai quali stiamo andando incontro sono molteplici, il primo riguarda la perdita di biodiversità: almeno l’80% della perdita di biodiversità globale è causata dall’agricoltura e dal sistema alimentare globale. L’estinzione riguarda specie ed ecosistemi sia terrestri sia marini. Benché attualmente il 40% delle terre emerse sia già sfruttato per l’agricoltura e l’allevamento, la prima causa di deforestazione mondiale è la creazione di nuove coltivazioni. Diversi limiti planetari sono a rischio a causa dell’uso sconsiderato che facciamo del suolo (cambiamento d’uso del suolo).
Con circa il 24% delle emissioni di gas serra di origine antropica, l’agricoltura è uno dei principali responsabili del cambiamento climatico. C’è poi la questione dell’alterazione dei cicli biogeochimici, infatti vengono consumati dieci volte più fertilizzanti minerali che non negli anni ’60, il che ha sconvolto la chimica del Pianeta, raddoppiando i flussi di fosforo e azoto negli ecosistemi. Entrambe le sostanze stanno causando un diffuso inquinamento, degradando numerosi laghi, fiumi e aree marine costiere.