La notizia lascia sorpresi. Le condizioni del pianeta sono ormai visbili e dunque sono incredibili le posizioni di alcuni Paesi che al G20 di Napoli proprio sul riscaldamento climatico, hanno rifiutato di collaborare alla riduzione dei combustibili fossili nel tentativo di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto del fatidico 1,5 grado.
Eppure il Rapporto trimestrale della Commissione europea sul mercato dell’elettricità dice che l’energia rinnovabile guadagna terreno sulle energie che derivano da combustibili fossili. Già il 2020 si era chiuso con un +35 per cento nell’ultimo trimestre: nei primi tre mesi del 2021 si è arrivati al 38% contro il 35% dei fossili e nonostante – aggiunge il Rapporto – i venti siano stati più deboli, in certe zone del Vecchio continente abbia fatto più freddo e per lungo tempo.

L’analisi in sintesi
La presenza delle rinnovabili nel mix è stata sostenuta da un aumento dell’11% della generazione idroelettrica, del 7% della biomassa e del solare su base annua. I bassi livelli di domanda di elettricità durante l’inizio della crisi di COVID hanno amplificato l’aumento comparativo della generazione di combustibili fossili durante questo trimestre. La produzione di carbone e lignite è aumentata del 14% , mentre la produzione nucleare è rimasta praticamente invariata. Il gas ha beneficiato solo marginalmente dell’aumento della domanda, vedendo la sua produzione crescere del 3% , poiché i prezzi più alti del gas hanno parzialmente invertito il passaggio dal carbone al gas in alcuni mercati durante il trimestre.
L’impronta di carbonio nel settore energetico dell’UE è aumentata del 9% nel 1° trimestre 2021 rispetto al 1° trimestre 2020, ma era ancora inferiore del 12% rispetto al 1° trimestre 2019. Nonostante gli alti prezzi del carbonio, le emissioni potrebbero ancora aumentare quest’anno non solo rispetto al 2020 (che aveva emissioni eccezionalmente più basse), ma anche rispetto al 2019. Ciò è dovuto a temperature più estreme, sia temperature più fredde in inverno che più calde in estate, la forza inaspettata della ripresa post-pandemia e velocità del vento inferiori alla media, che, nel loro insieme, compensano il prezzo del carbonio più elevato.

L’importanza dell’Asia
Questa in estrema sintesi quanto scritto dalla Commissione europea nel suo rapporto nel quale però si sottolineano anche le conseguenze dei picchi di domanda in Asia. L’incremento di gennaio ha avuto notevoli ripercussioni in Europa, con l’impatto sul commercio di GNL(gas naturale liquefatto) e una successiva impennata dei prezzi spot all’ingrosso europei. “Questo impatto serve a illustrare la natura globalizzata dei mercati del gas naturale e ricorda all’Europa che i mercati asiatici possono influenzare rapidamente e in modo significativo i prezzi delle reti europee“.