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GPR 2021: il mondo del lavoro è nemico delle donne

by Federica Pennelli
27 Dicembre 2021
in 2030, Politica, Primo Piano
Donne occupazione
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Quando crescono le diseguaglianze aumenta la precarietà ed il divario diventa allarmante e sempre più imponente. Le curve dei grafici sul divario occupazionale ci parlano di un mondo del lavoro nemico delle donne e dei loro diritti. Il Gender Policies Report, elaborato dalla Struttura Mercato del Lavoro dell’Inapp e presentato all’Auditorium dell’Istituto Nazionale per le Analisi delle Politiche Pubbliche, snocciola dati allarmanti e fa i conti con un anno segnato da precarietà, disparità economica e dei diritti del mondo del lavoro.

Dall’incipit del rapporto “risulta infatti necessario superare l’approccio gender blind che contraddistingue la maggior parte delle policy, in tutte le fasi che le compongono, dalla programmazione all’implementazione fino alla valutazione. Inoltre, è essenziale mettere a sistema un approccio di genere nella ricerca scientifica che tenga sistematicamente conto di come le differenze rappresentino spesso la base di disuguaglianze tra i generi. Solo integrando tale consapevolezza, la ricerca potrà produrre evidenze tali da fornire basi conoscitive per l’elaborazione di policy più mirate, eque ed efficaci”.

La ripresa della post pandemia è all’insegna della precarietà e della discontinuità occupazionale per le donne: sono a tempo indeterminato solo il 14% dei nuovi contratti e solo il 38% delle stabilizzazioni da altre forme contrattuali. Il 49,6% di tutti i contratti femminili, inoltre, è a tempo parziale, contro il 26,6% degli uomini. Si ampliano quindi i gap di genere (di occupazione e di retribuzione) e allo stesso tempo si acuiscono i divari territoriali: sono 4 i diversi scenari regionali per occupazione creata, livello di stabilità e numero di ore lavorate dalle donne.

«In questo anno e mezzo di pandemia l’aumento delle diseguaglianze di genere è cresciuto – dice il presidente Sebastiano Fadda – e parte da un dato strutturale dell’occupazione che vede al 67,8% il tasso di occupazione degli uomini e al 49,5% quello delle donne. È chiaro che la pandemia non ha fatto che allargare questo divario» 

Occupazione femminile e ricattabilità contrattuale

Nel 2021 la ripresa occupazionale è segnata da forti differenze di genere ma il divario parte da un dato strutturale: è al 67,8% il tasso di occupazione degli uomini e al 49,5% quello delle donne. Nel primo semestre del 2021 i nuovi contratti attivati sono 3.322.634 di cui 2.006.617 a uomini e 1.316.017 – il 39,6% del totale – a donne. Il 35,5% sono rivolti a under 30, mentre oltre il 45% a persone tra i 30 e i 50 anni. Prevalgono, per entrambi, le forme contrattuali a termine, ma l’incidenza della precarietà e della discontinuità per le donne è sempre maggiore, con un ruolo prevalente della piccola impresa fino a 15 dipendenti.

Dati donne lavoro
Dati donne lavoro tratto dal Report

Dopo l’entrata in vigore la nuova legge sulla parità retributiva uomo-donna, che istituisce dal 1° gennaio 2022 per le aziende la “certificazione della parità di genere” e lo sgravio contributivo per chi ne è in possesso; ad oggi, in Italia, le posizioni manageriali femminili sono solo il 28% del totale complessivo.

La popolazione LGBTIQ+

Diversi sono i passaggi del percorso che ha condotto a queste acquisizioni, in un significativo intreccio con gli aspetti che riguardano l’ambito lavorativo. Aspetto che, ancora oggi, rappresenta uno degli spazi dove vengono esperite la maggior parte delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, come ha recentemente evidenziato la Commissione Europea nella sua prima strategia per l’uguaglianza LGBTIQ+ –

Unione dell’uguaglianza: strategia per l’uguaglianza LGBTIQ 2020-2025 (Commissione Europea 2020). Si tratta di un percorso non lineare e non affatto terminato, anzi ancora lungo. Richiamando il titolo della pubblicazione – A long way to go for LGBTI equality – con la quale l’Agenzia per i Diritti Fondamentali restituisce i risultati della più recente rilevazione sull’esperienza della popolazione LGBTIQ+ nel vissuto quotidiano dei diritti umani e fondamentali (FRA 2020). In particolare, va sottolineato come non sempre alla

pur fondamentale azione legislativa sia seguita, nel corso degli anni, una effettiva possibilità di applicazione dei principi sanciti negli atti normativi, né tali atti colgono pienamente le esigenze della popolazione LGBTIQ+, in particolare in relazione ai diritti nell’ambito del vissuto lavorativo e familiare. Resta fondamentale ancora oggi un’azione che colmi le lacune lasciate da un quadro normativo che ancora non coglie pienamente la pluralità propria delle esperienze familiari, affettive e genitoriali.

Differenze territoriali strutturali

Con la pandemia mondiale del virus Covid-19, non cresce solo il gap di genere ma si evidenziano anche le differenze territoriali in materia di occupazione. In tutte le regioni i contratti stipulati a donne sono sempre inferiori a quelli degli uomini: un terzo del totale in Basilicata, Sicilia e Calabria. Sono sotto il 40% in Calabria, Molise, Puglia, Lombardia, Abruzzo e Lazio. In tutte le altre regioni le percentuali sono tra il 41% e il 46,5%.

Va detto che la maggiore occupazione non sempre determina meno precarietà o redditi maggiori. Se guardiamo anche la percentuale di stabilità e la quota di lavoro part time, sono quattro gli scenari territoriali per occupazione creata, livello di stabilità e numero di ore lavorate dalle donne: oltre 100 mila contratti a donne in Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Veneto; dalle 50 alle 100 mila attivazioni in Toscana, Piemonte, Campania, Puglia e Sicilia; tra 15mila e 99mila in Trentino Alto Adige, Marche, Sardegna, Liguria, Abruzzo, Friuli, Calabria e Umbria. Al di sotto delle 15 mila in Basilicata, Valle d’Aosta e Molise.

Tags: donnegender gapoccupazione
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