Una pandemia invisibile, che uccide nella peggiore maniera: con l’impossibilità di nutrirsi. Viviamo in un mondo sempre più affamato, con il rischio di catastrofe umanitaria imminente per decine di milioni di persone. E senza interventi immediati, il 2021 sarà un anno tragico. La fame nel mondo si aggrava, nonostante gli sforzi per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. E bisogna prenderne atto.
I fattori sono vari e sono anche ben noti. Su tutti spiccano le guerre, a braccetto con i cambiamenti climatici e gli shock economici. Ci sono così 41 milioni di persone in 43 Paesi “sull’orlo della carestia”: una crescita vertiginosa rispetto ai 27 milioni di due anni fa, con l’incidenza della pandemia che fa sentire tutto il suo peso. Il Programma alimentare mondiale (World food Programme) ha rilanciato l’allarme contenuto da rapporto Hunger Hotspot, diffuso già nelle scorse settimane.
Fame nel mondo: un quadro in peggioramento
Una situazione molto grave, al limite del collasso e soprattutto in via di peggioramento: “Migliaia di persone stanno già morendo di fame. Lo Yemen e il Sud Sudan affrontano livelli catastrofici di fame acuta”, sottolinea, in un documento, il Wfp. Le recenti crisi hanno avuto il loro impatto. Basti pensare a quanto sta accadendo nella regione del Tigray, in Etiopia, scenario di un conflitto tra ribelli e governo centrale, dove la carestia è diventato strumento bellico. Quindi 5 milioni e mezzo le persone alle prese con “alti livelli di insicurezza alimentare acuta”, mentre in 350mila già stanno affrontando condizioni “catastrofiche”.

E ancora: “In Somalia nel 2011, 260mila persone sono morte di fame – e quando la carestia è stata effettivamente dichiarata – la metà di quel numero era già morta”, sottolinea il capo del Programma alimentare mondiale, David Beasley. Per il futuro cresce la preoccupazione, come annota il Wfp: “Sebbene la maggior parte delle persone colpite si trovi in paesi africani, la fame acuta è destinata ad aumentare vertiginosamente nella maggior parte delle regioni del mondo, dal Medio Oriente all’America Latina e ai Caraibi. Le carestie tendono a verificarsi in aree in cui l’accesso umanitario è limitato e conflitti, insicurezza e conseguenti sfollamenti aumentano i livelli di fame acuta”.
Servono 6 miliardi di dollari
La svalutazione delle monete locali ha accelerato l’impoverimento di Paesi come Libano, Nigeria, Sudan, Venezuela e Zimbabwe. Tuttavia, le guerre rappresentano ancora il più grande fattore di carestia, mentre il cambiamento climatico e le ricadute del Covid-19 stanno contribuendo a far aumentare drasticamente il numero della persone che vivono in condizione da fame. L’appello è quindi rivolto alle istituzioni internazionali, affinché portino avanti dei piani di finanziamento. “Oggi 41 milioni di persone vivono alla soglia della carestia. Il prezzo per raggiungerli è di circa 6 miliardi di dollari. Abbiamo bisogno di finanziamenti e ne abbiamo bisogno ora”, conclude Beasley.