L’emergenza climatica diventa un problema umanitario. Di dimensioni gigantesche, visto che investe i bambini. Addirittura sono 710 milioni, situati in 45 Paesi, i minori che subiscono l’impatto del surriscaldamento globale. L’allarme è stato lanciato sulla base di una ricerca del Notre dame Global adaptation initiative (Nd-Gain) “I più piccoli, ad esempio, rischiano di soffrire la carenza di cibo, malattie e altre minacce per la salute, come la scarsità o l’innalzamento del livello dell’acqua o una combinazione di questi fattori”, denuncia Save The Children.
La crisi climatica provoca forti conseguenze sulla capacità di produzione alimentare e quindi favorisce la scarsità di cibo, a livello locale, e all’aumento dei prezzi. Le famiglie più povere fanno così fatica ad avere i beni di prima necessità. Il problema è più grave in Africa: il 70% dei Paesi più colpiti dalla situazione si trova proprio in quel continente, dove sono in aumento gli eventi meteorologici estremi.
“Quello che davvero non posso dimenticare è che ho visto molte case distrutte a causa della troppa pioggia e del forte vento. Mi sono spaventato”, ha detto il 14enne Baptista (nome di fantasia) in Mozambico. Il ragazzo, insieme a suoi tre fratelli, hanno lottato contro il ciclone Kenneth che nel 2019 ha flagellato la loro città. “Non so perché sia caduta tutta quella pioggia e ci fosse quel vento di burrasca. Non mi è piaciuto perché dopo siamo rimasti senza casa e senza cibo”, ha raccontato il 14enne.
Emergenza climatica non solo in Africa

Il problema del clima, però, si sta facendo sentire anche in Yemen, in uno scenario già complicato. Mentre i minori in Bangladesh sono altamente esposti a inondazioni, cicloni e innalzamento del livello del mare, a testimonianza della globalità del fenomeno. Che non risparmia di certo i Paesi più sviluppati. “La crisi climatica è la più grande minaccia per i minori e per la realizzazione dei loro diritti che prescinde da confini e generazioni”, ha ribadito Inger Ashing, CEO di Save the Children International.
“L’epidemia di Covid-19 – ha aggiunto il numero uno dell’Organizzazione non governativa – ha già spinto milioni di bambini e famiglie in povertà e ha aumentato la fame e la malnutrizione, ma inondazioni, uragani e siccità stanno fortemente aggravando la situazione, soprattutto dei più piccoli. I bambini sono coloro che hanno contribuito meno alla crisi che stiamo affrontando, ma pagheranno il prezzo più alto”.
Il ruolo dei giovani sul clima

I più giovani sono parte attiva nel contrasto all’emergenza climatica. “È necessario, inoltre, ampliare i sistemi di protezione sociale adattivi e reattivi agli shock, come le sovvenzioni destinate a madri incinte e bambini per affrontare i crescenti impatti dei cambiamenti climatici sui minori e sulle loro famiglie”, osserva Save the Children. La richiesta è indirizzare a quei Paesi per rafforzare il proprio impegno per tutelare i diritti dei bambini come previsto dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, “e garantire che ogni bambino sia protetto dalla povertà, con l’ambizione, ad esempio, di arrivare ad un assegno universale per i bambini al fine di migliorare il loro benessere e costruire la resilienza”, incalza l’Ong.
“Abbiamo visto la forza dei più giovani – ha concluso Ashing – a far diventare il cambiamento climatico il tema di un movimento veramente globale. Ma bisogna fare molto di più: i minori devono essere ascoltati e i governi devono agire sulla base di quello che loro dicono, creando meccanismi e piattaforme, online e offline, a misura di bambini e adolescenti per includere le loro raccomandazioni, comprese quelle dei più vulnerabili, nelle politiche climatiche”.