Economia blu, partiamo dalla spiegazione Anche se non ne esiste una universalmente accettata, la Banca Mondiale definisce l’economia blu, o blue economy, come “l’uso sostenibile delle risorse oceaniche per la crescita economica, il miglioramento dei mezzi di sussistenza e dei posti di lavoro, preservando al contempo la salute dell’ecosistema oceanico“. UN News sta dando conto giorno per giorno di quanto si discute a Lisbona.
L’economia blu dà priorità a tutti e tre i pilastri della sostenibilità: ambientale, economica e sociale. Quando si parla di sviluppo sostenibile, è importante capire la differenza tra economia blu ed economia oceanica. Il termine implica che l’iniziativa è sostenibile dal punto di vista ambientale, inclusiva e resiliente al clima. In questi giorni a Lisbona si sta svolgendo Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani, che nella seconda giornata, si è focalizzata sul rafforzamento delle economie sostenibili basate sugli oceani e sulla gestione degli ecosistemi costieri.
Partendo da alcuni dati concreti: il 40% della popolazione mondiale vive sulle coste o in prossimità di esse e queste popolazioni contribuiscono in modo significativo all’economia globale, con una stima di 1,5 trilioni di dollari all’anno e previsioni che puntano a circa 3 trilioni di dollari entro il 2030. Per garantire la salute degli ecosistemi oceanici, sostenere i mezzi di sussistenza e promuovere la crescita economica è necessario un sostegno mirato ai settori chiave, tra cui la pesca e l’acquacoltura, il turismo, l’energia, il trasporto marittimo e le attività portuali, l’estrazione dei fondali marini e settori innovativi come le energie rinnovabili e le biotecnologie marine.
Oltre a fornire beni e servizi misurabili in termini monetari, le barriere coralline, le mangrovie, le praterie di fanerogame e le zone umide forniscono servizi ecosistemici critici come la protezione delle coste e il sequestro del carbonio.

Le donne e l’oceano
Concentrandosi sull’interconnessione tra l’SDG14 e l’SDG 5 (uguaglianza di genere ed empowerment di donne e ragazze), un gruppo di esperti ha sostenuto la necessità di aumentare la partecipazione e la leadership delle donne a tutti i livelli.
Poiché le donne sono gravemente sottorappresentate nel campo delle azioni per gli oceani, in particolare nei ruoli decisionali nella scienza oceanica, nel processo decisionale e nell’economia blu, il gruppo di esperti ha chiesto una maggiore azione e un cambiamento radicale nella società.
“Abbiamo l’enorme responsabilità di fare tutto il possibile per garantire la sostenibilità del nostro pianeta, e un evento come questa [Conferenza] è probabilmente uno dei più importanti in termini di futuro della vita“, ha dichiarato Cleopatra Doumbia-Henry, presidente della World Maritime University, con sede in Svezia.
Ribadendo l’importanza di esaminare le condizioni di lavoro delle donne e il divario retributivo nel settore della pesca, la Doumbia-Henry ha aggiunto: “Dobbiamo concentrarci su alcune di queste questioni, e quello di cui sono stanca sono le dichiarazioni a parole, dobbiamo fare i cambiamenti e metterli in atto per portare avanti la questione“.
Partecipazione femminile mainstream
Per Maria Damanaki, fondatrice di Leading Women for the Ocean, è necessario un piano d’azione concreto, oltre alla legislazione.
“Dobbiamo vedere le donne come parte dell’economia blu, dobbiamo vederle ovunque, per integrare la loro partecipazione, perché senza la loro leadership, l’umanità nel suo complesso perderà molto“, ha detto la Damanaki.
Con la partecipazione prevista di oltre 12 mila sostenitori degli oceani, tra cui leader mondiali, imprenditori, giovani, influencer e scienziati, la Conferenza continuerà a dare nuovo impulso all’avanzamento dell’SDG14, al centro dell’azione globale per proteggere la vita sott’acqua. Saranno adottate misure concrete per costruire la resilienza degli oceani e comunità più sostenibili, sostenute da una nuova ondata di impegni per ripristinare la salute degli oceani.