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Dove nasce la variante Omicron: i vaccini all’1% nei Paesi poveri

by Stefano Iannaccone
4 Dicembre 2021
in 2030, Primo Piano, Salute
Vaccini anti Covid 19 Omicron

Foto di Spencer Davis da Pixabay

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La variante Omicron alimenta le preoccupazioni. In tanti temono una recrudescenza della pandemia di Covid-19 in ogni angolo del pianeta, nonostante la disponibilità di vaccini. Quello strumento che aveva incoraggiato all’ottimismo. Ma purtroppo, ancora una volta, senza una visione sostenibile è impensabile risolvere i problemi.

Perché se i vaccini non vengono fatti ovunque si torna daccapo, o quasi. Oggi con la variante Omicron, domani potrebbe essere un’altra super mutazione che fa piombare tutti nel terrore. Il punto è noto: il virus non conosce frontiere e bisogna sconfiggerlo ovunque. Stando ai numeri, oltre il 42% ha ricevuto la doppia dose, ma la stragrande maggioranza vive in Occidente o comunque in Paesi sviluppati.

Vaccino anti Covid
Foto di Pete Linforth da Pixabay

I numeri sulla campagna vaccinale nel mondo

La campagna vaccinale è destinata a un’élite di Paesi, i più ricchi, nonostante lo sforzo del programma Covax, che vorrebbe portare le fiale nelle aree più povere. Se in Italia si discute sulla necessità di convincersi i riottosi per raggiungere una soglia di “sicurezza”, ci sono intere aree del pianeta in cui la famosa iniezione resta un miraggio. I dati ufficiali riportano un quadro significativo. Nella Repubblica del Congo i vaccinati sono appena lo 0,1%, significa che solo 56mila abitanti hanno completato il ciclo di immunizzazione: è il Paese con un tasso più basso tra quelli che lo hanno reso noto. E così non sorprende che la variante Omicron si sia sviluppata in Africa.

Nel Ciad la campagna vaccinale si ferma allo 0,4% con un totale di 72mila persone che hanno ricevuto l’iniezione con il siero anti-Covid. Altrove non va granché meglio: nel Sudan del Sud il vaccino ha riguardato l’1,2%, in Etiopia, Sudan e Burkina Faso l’1,3% e si continua con l’1,5% della Tanzania, l’1,6% del Mali e l’1,7% della Nigeria. Insomma, i Paesi africani che vanno sopra il 2% sembrano quasi virtuosi. Ma rappresentano la spia del problema che non riguarda solo le aree più povere. Qual è la soluzione? Non c’è scampo: la sospensione dei brevetti, magari in forma temporanea, per consentire una massiccia opera di immunizzazione in tutto il pianeta.

Covid 19 lockdown
Foto di Miguel Á. Padriñán da Pixabay

Non solo Africa

La questione, ovviamente, non è solo relegata all’Africa. Ci sono altri Paesi, molti dei quali flagellati da lunghe guerre, che non hanno mai avviato una vera campagna di vaccinazione. Nello Yemen solo l’1,2% della popolazione è stata vaccinata, in Siria si va poco sopra il 4% e in Afghanistan si sfiora il 9%. L’elenco potrebbe continuare, provocando un moto di vergogna pensando al fatto che l’Italia punta (giustamente, beninteso) al 90% di immunizzati, mentre altrove nemmeno si arriva in doppia cifra con la percentuale.

Per questo Oxfam ed Emergency con la People’s Vaccine Alliance chiedono alle “aziende farmaceutiche di sospendere immediatamente i diritti di proprietà intellettuale per vaccini Covid, test e trattamenti, accettando la proposta di deroga all’accordo Trips, che regola i diritti di proprietà intellettuale, presentata più di un anno fa all’Organizzazione Mondiale del Commercio”. Ci sono, aggiungono le Ong, “oltre 100 paesi, guidati da Sudafrica e India – con il sostegno degli Stati Uniti – che hanno chiesto la sospensione dei diritti di proprietà, iniziativa per altro sostenuta da più di 100 tra premi Nobel, capi di stato e di governo”.

Tags: campagna vaccinaleCoronavirusCovid 19vaccinivariante Omicron
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