Decarbonizzare è una delle parole d’ordine del futuro di uno sviluppo che sia davvero sostenibile: creare un mondo in cui l’energia non provenga più da fonti fossili, col carbone appunto in testa, ma da energie alternative. Se ne parla da tempo ma in queste settimane la guerra, il gas russo e le complicanze a tutto questo legato sembrano aver accelerato pensieri ed azioni. Per cercare di ridurre anche un enorme problema in termini di inquinamento dell’aria e di mortalità.
Alla fine della scorsa settimana i Ministri dell’Ambiente, del Clima e dell’Energia dei 7 paesi più industrializzati (G7) si sono trovati a Berlino per parlare di questo ed altro. Nel. documento finale che hanno prodotto c’è scritto chiaro e tondo:” Il G7 si impegna a decarbonizzare la maggior parte della produzione elettrica entro il 2035, e la maggior parte dei trasporti su strada entro il 2030. L’obiettivo è decarbonizzazione al 2050 e si punta ad aumentare significativamente i trasporti a basse o zero emissioni di carbonio, come trasporti pubblici, ferrovie, mobilità condivisa, biciclette, camminare e accelerare l’adozione di veicoli elettrici, finanziando le infrastrutture di ricarica. Il G7 si impegna poi “costruzione di edifici a zero emissioni al 2030 o prima“.
I ministri di Energia e Clima del G7, con la presenza del Giappone per la prima volta, hanno preso. l’impegno “ a porre fine ai finanziamenti pubblici a centrali elettriche a combustibili fossili all’estero entro la fine del 2022. L’impegno prevede prevede delle eccezioni “in circostanze limitate” e “in linea con il limite di 1,5 gradi e con gli obiettivi dell’accordo di Parigi“. Gli stessi paesi hanno riconosciuto “a seguito dell’attacco russo all’Ucraina, il sostegno finanziario per società e cittadini colpiti da prezzi dei combustibili fossili in forte aumento è ora sull’agenda politica di molti paesi“.
Speriamo si volta buona anche perchè il giorno dopo, ne fine settimana appena trascorso quindi, la Società italiana di medicina ambientale (Sima) ha diffuso dei dati che sono tutt’altro che rassicuranti sulla nostra salute attuale.

“Il trasporto di merci su gomma causa ogni anno in Italia fino a 12mila anni di vita persi, con ricadute economiche superiori al miliardo di euro”. Una brutta frase che esprime un fatto ancor peggiore che è venuto fuori durante il seminario nazionale “Manifattura & Logistica” organizzato a Molfetta da Confimi industria logistica Puglia.
Alessandro Miani è il Presidente della Società italiana di medicina ambientale ed ha così. spiegato l’esito delle loro ricerche:”Abbiamo calcolato l’incidenza dell’inquinamento atmosferico causato dai veicoli per il trasporto merci su gomma, ovvero dalla totalità dei camion, furgoni e autotreni che ogni giorno si spostano su gomma lungo le strade italiane In base al nostro studio, i veicoli adibiti al trasporto merci sono responsabili ogni anno della produzione di 190 tonnellate di PM2.5 e 232 tonnellate di PM10, pari al 7% del totale delle emissioni inquinanti”.
E’ necessario intervenire per ridurre il trasporto su gomma e l’inquinamento prodotto dagli autoveicoli adibiti ad uso commerciale Già con un decremento di PM2.5 di 10 microgrammi al metro cubo (media annuale) ci si aspetterebbe una diminuzione della mortalità generale del 7%, del 26% quella per eventi coronarici, del 10% per malattie cardiovascolari e respiratorie e del 9% per tumori polmonare”