Chi si attendeva una rivoluzione dal ddl Concorrenza deve ricredersi. Come ampiamente previsto, del resto, la riforma non avrà un impatto epocale. Anche perché molti dei punti-chiave sono stati rimandati al confronto che ci sarà alla Camera nelle prossime settimane. L’intesa trovata al Senato, proprio sul gong stando al timing imposto da Palazzo Chigi, è solo un modo come un altro per arrivare a un rinvio della decisione. Un “salvo-intese” in versione aggiornata.
Sui balneari, oggetto principale della contesa, non c’è di fatto stato alcun accordo. Semplicemente la modalità di conteggio degli indennizzi è stata congelata fino all’emanazione dei decreti attuativi, che spettano al governo. È arrivata comunque la conferma della messa a gara delle concessioni a partire dal 2024, salvo slittamenti di un anno in presenza di contenziosi “oggettivi”, come riporta la formulazione del testo. Ed era il minimo sindacale.
Concorrenza spiaggiata
In sostanza sarà il governo, in un secondo tempo, a decidere come orientarsi sugli indennizzi da assegnare a chi non riesce a ottenere di nuovo la concessione dopo il bando. Quindi, verosimilmente, potrebbe essere il prossimo esecutivo a deciderlo: nella migliore delle ipotesi i decreti attuativi arriveranno entro fine anno, quando la legislatura sarà praticamente al termine. A quel punto i ministri potranno optare per un ulteriore slittamento. Cosa significa tutto questo? Semplice: se i sondaggi fossero confermati, l’attuazione della riforma sarebbe appannaggio del centrodestra.
Facile prevederne un affossamento sotto i colpi di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, triade schierata senza titubanze al fianco dei balneari. Non è un caso se il tipo di mediazione – gli indennizzi demandati al governo appunto – era stato messo sul tavolo, in un primo momento, dal senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, tenace sostenitore della causa degli attuali titolati della concessione.
Tutto alla Camera
Certo, dopo l’accelerazione chiesta da Mario Draghi, il testo è pronto per essere licenziato dall’Aula del Senato, dove è atteso per lunedì prossimo, prima della festività del 2 giugno. Dopo il via libera passerà all’esame della Camera, tra fine giugno e inizio luglio: a Montecitorio, però, non ci sarà un passaggio indolore, perché restano da sciogliere altri nodi, come quello sulle Rca, ma anche le licenze dei taxi e le attività regolatorie per le imprese. Il testo attuale presenta poi altri punti divisivi.
Un esempio? I Movimenti per l’Acqua come bene comune hanno già fatto sentire la propria voce, manifestando tutto il loro dissenso verso il provvedimento. Il governo ha fatto finta di non sentire da quell’orecchio e non ha modificato il capitolo. L’obiettivo dichiarato è infatti quello di arrivare all’approvazione definitiva prima della pausa estiva di agosto. Chissà con quale formulazione e con quanti compromessi al ribasso. Che rischiano di vanificare il contenuto stesso del provvedimento. E di Concorrenza resterà solo il titolo del disegno di legge.