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Come sta il Mediterraneo?Non bene, come gli altri mari

by Eduardo Lubrano
26 Ottobre 2020
in 2030, Ambiente, mare, Primo Piano
Come sta il Mediterraneo? - License: Free for personal & commercial use

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Come sta il Mar Mediterraneo? Il “Mare nostrum” come lo chiamavano gli antichi romani è stato citato durante la giornata di lancio del “Decennio del Mare” di cui abbiamo dato conto qui, e del quale siamo stati media partner, come Impakter Italia.

E’ stato citato perchè è vero che si è parlato di Oceano cioè delle più grandi distese d’acqua presenti sul pianeta Terra e dei quali i mari sono delle parti più piccole e con caratteristiche geologiche diverse. Ma, specie nel caso del Mar Mediterraneo che ci riguarda, bagna 25 nazioni diverse (anche il Regno Unito grazie a Akrotiri e Dhekelia, territori d’oltremare sull’isola di Cipro).  E per aggiungere altre cifre che danno il quadro di cosa stiamo parlando, le cose del Mediterraneo assommano a 46mila chilometri,  la popolazione totale è di circa 450 milioni di persone e la sua profondità media è di 1500 metri col picco di 5600 al largo del Peloponneso in Grecia.

Come sta il Mediterraneo? Simona Masina Centro Euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici

La salute del Mediterraneo allora

Tra i relatori del lancio del Decennio del Mare, Simona Masina, oceanografa fisica, lavora al Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti climatici. A lei abbiamo chiesto di farci un quadro sullo stato di salute delle acque che ci toccano da vicino.

“Il Mediterraneo sta nè più e nè meno come tutti gli altri mari. Cioè non bene. Soffre di tutti gli stress dei quali soffre l’Oceano in generale e quindi innalzamento della temperatura, innalzamento del livello dell’e acque, perturbazione delle reazioni chimiche che ne aumentano l’acidità con impatti diretti sugli ecosistemi marini. Ad esempio il fatto che il guscio di alcuni crostacei non riesca a formarsi, come se, lo uso spesso questo esempio, un uomo crescendo non riuscisse a sviluppare il suo scheletro secondo le leggi naturali. Ed altro ancora”.

Ci racconta quest’altro ancora?

“Quando noi scienziati, addetti ai lavori “diamo i numeri” e diciamo in media il livello del mare si alza di 3 millimetri l’anno, intendiamo ovviamente dire che ci sono posti dove questo livello si alza di meno ed altri dove si alza di più e la media appunto è quella che dà il quadro della situazione. Nel Mediterraneo ci sono diversi punti dove il mare si alza di più, e dove la tendenza all’aumento della temperatura è più veloce di altri posti (il dato generale è che negli ultimi 100 anni il mare è più caldo di 1 grado). Il fatto che il Mediterraneo sia un mare chiuso anche se in collegamento diretto con l’Oceano Atlantico, ne aumenta certi stress, per esempio la forte evaporazione“.

Come sta il Mediterraneo? – License: Free for personal & commercial use

La cause di questi stress sono le stesse dell’Oceano?

“Assolutamente sì. L’espansione termica, lla fusione dei ghiacci dei continentali quindi Groenlandia ed Antartide, perchè è una massa di acqua che l’Oceano non conosce. E la perdita dei ghiacciai montani. Il Mediterraneo per adesso soffre di due di queste cause ma a breve temo che arriverà a soffrire anche della terza. E poi ci sono le reazioni a catena Per esempio quando diciamo che l’Artico sta diventando sempre più blu indichiamo una cosa ben precisa: la fusione dei ghiacci marini impatta sull’albedo cioè sulla capacità della superficie del pianeta di  riflettere la radiazione solare. Una superficie bianca come quella del ghiaccio riflette i raggi solari rimandandoli nell’atmosfera. Se il ghiaccio si scioglie il colore del mare diventa più scuro e quindi la radiazione solare l’albedo non può essere assorbita dal mare e riscalda l’acqua con tutte le conseguenze che conosciamo. E’ un fenomeno che si chiama Arctic amplification“.

Però questo fenomeno nel Mediterraneo non esiste…

“No perchè non c’è ghiaccio marino ma l’effetto della fusione dei ghiacci continentali prima o poi arriverà. E comunque oltre ai tanti problemi che abbiamo, ne vorrei segnalare uno che sembra di poco conto ma non lo è affatto. La morte della Posidonia…una di quelle alghe tipiche dei nostri mari che sia quando la vediamo in spiaggia, sia quando entriamo in mare e la sentiamo sotto i piedi ci dà una sensazione di fastidio. Invece dovremmo sapere che questa pianta svolge un compito ingegneristico-tecnologico vorrei dire di contrasto alle indondazionim ed alle mareggiate. O meglio svolgerebbe se la sua esistenza non fosse messa in crisi dalle ondate di calore. Quelle che noi chiamiamo Marine heat wawes, appunto ondate di calore marino, dobbiamo sapere che hanno lo stesso potere devastante degli incendi sulla Terra e che ci sono delle specie, come il corallo, che sono sensibilissime anche a piccole variazioni del calore anche per brevi periodi di tempo“.

 

 

Tags: Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climaticiDecennio del MaremediterraneoOceanoPosidoniaSimona Masinasviluppo sostenibile
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