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Come praticare una pesca sostenibile

by Mauro Pasquini
17 Marzo 2019
in 2030
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I Paesi UE forniscono ogni anno circa 6,4 milioni di tonnellate di pesce, facendo del mercato ittico europeo il quarto al mondo per importanza. Nel nostro continente oltre 350mila persone lavorano nella pesca e nell’industria di trasformazione del pesce. Ecco come praticare una pesca sostenibile.

Per regolare un settore con un tale impatto in termini di economia e occupazione, la UE ha adottato un serie di regole definite nel complesso politica comune della pesca (PCP), aventi lo scopo di “gestire una risorsa comune, dando a tutte le flotte europee un accesso paritario alle acque dell’UE e permettendo ai pescatori di competere in modo equo”.

Ma oltre all’occupazione e all’economia l’attenzione è rivolta all’ambiente. Sviluppo sostenibile significa in primo luogo sostenibilità ambientale. Coerentemente a questa visione, l’altra “mission” della PCP è “garantire che l’industria europea della pesca sia sostenibile e non minacci nel lungo termine le dimensioni e la produttività della popolazione ittica”.

Per rafforzare questo approccio la UE ha fissato nuove regole volte a scongiurare che il pescato che non è di interesse commerciale venga rigettato in mare, dove andrebbe in contro a morte. Con l’obbligo di atterraggio i pescherecci devono infatti portare a terra tutte le specie ittiche.

E come sempre, è la tecnologia a dare un contributo decisivo per rendere la pesca più selettiva e quindi ridurre o addirittura azzerare le catture accidentali, attraverso l’installazione di monitor e reti selettive sul ponte superiore

Su quali tecniche impiegare o evitare al fine di praticare una pesca sostenibile, Greenpeace ha elaborato un prontuario estremamente interessante, suddividendo le varie metodologie basandosi sul livello di impatto ambientale delle attrezzature e sulla selettività della cattura.

Tra le tecniche di pesca realizzate con metodi artigianali e a basso impatto ambientale, e quindi adatti a praticare una pesca sostenibile abbiamo:

Nassa

Antico attrezzo a forma di imbuto o gabbia che viene calato a mano e intrappola il pesce grazie a un’esca. Artigianale e selettivo: eventuali catture indesiderate o esemplari sotto-taglia possono essere rilasciati vivi in mare.

Rete da imbrocco o rete da posta

Rete fissa artigianale, molto diffusa nel Mediterraneo con varie tipologie. Può essere formata da un’unica pezza di rete (reti da imbrocco) o da tre pezze di rete sovrapposte (tremaglio) in cui restano impigliate molte varietà di pesce, soprattutto quelle che vivono vicino al fondale, come sogliole, scorfani, seppie, cefali.

Palangaro di fondo

È composto da un insieme di ami collegati a un sostegno e calati in prossimità del fondale per la pesca di fondo. Contrariamente al palangaro derivante – utilizzato per la cattura di grandi pelagici – il palangaro di fondo, se correttamente usato, è piuttosto sostenibile.

 

All’opposto, tecniche che utilizzano metodi non artigianali a forte impatto ambientale, assolutamente non conformi ai concetti di sostenibilità e salvaguardia ambientale:

Tonnara volante

E’ una rete a circuizione di grandi dimensioni, utilizzata per la pesca del tonno. Se dotata di FAD (sistemi di aggregazione dei pesci) comporta la cattura accidentale di specie indesiderate o protette come squali, delfini e tartarughe marine.

Palangaro derivante

A un lungo cavo di nylon munito di galleggianti sono collegati un grande numero di ami. Il sistema è lasciato in balia del vento e delle correnti per la cattura di grandi pesci pelagici come tonno e pesce spada. Poco selettivo, cattura accidentalmente anche squali, delfini e tartarughe marine.

Rete da traino

Molto diffusa, necessita di imbarcazioni piuttosto potenti. Le reti a strascico, che vengono trainate sul fondale per la cattura di specie di fondo, hanno un forte impatto sugli habitat e le specie marine di fondo. Le reti da traino pelagico sono trainate da coppie di imbarcazioni (volanti a coppia) e catturano soprattutto piccoli pelagici come acciughe e sardine.

Draga turbosoffiante

Attrezzi trainati che smuovono il fondale sabbioso con potenti getti d’acqua mentre un rastrello raccoglie molluschi (vongole soprattutto) ma anche ogni altro organismo presente. Sono tra gli attrezzi più dannosi.

Red

Tags: greenpeaceimpatto ambientalemercato ittico uepcppesca sostenibilepolitica come della pescatrasformazione del pesceUE
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