A ogni tornata elettorale, in tutte le campagne elettorali, ancora di più se riguardano le Comunali, l’ambiente, il verde pubblico, quindi la transizione ecologica e la sostenibilità sono temi in cima ai programmi. Non c’è candidato, di sinistra, destra o centro, che non racconti la sua intenzione di portare avanti politiche ambientaliste per contrastare l’inquinamento, prima di tutto, e quindi migliorare la vivibilità. Una storia che, con la crescita dei movimenti verdi come il Fridays for Future, si ripete con costanza.
Ci sono però i numeri che raccontano altre storie, una situazione diversa. Appena eletti, nella stragrande maggioranza dei casi, sindaci e giunte dimenticato l’impegno sostenibile. Un esempio? Le piste ciclabili. Un elemento praticamente presente in qualsiasi programma elettorale. Il quadro non è tuttavia esaltante. I chilometri di piste ciclabili sono ancora inferiori alle necessità e, paradossalmente, solo la pandemia ha impresso una significativa accelerazione.
Il Covid e il paradosso sostenibile
Lo rivela il rapporto di Legambiente Covid Lanes. “In Italia l’aumento dell’uso delle biciclette è testimoniato dal notevole incremento di vendite di biciclette (tradizionali e a pedalata assistita) che, secondo le stime di Ancma, nel maggio 2020 è stato del 60% in più rispetto al venduto nello stesso periodo del 2019, certamente anche grazie allo stanziamento degli incentivi governativi”, ha ricordato lo studio. Insomma, le problematiche legate alla diffusione della pandemia hanno ricordato che in fondo per una mobilità sostenibile serve la buona volontà. Così anche il capitolo inquinamento è tutta da valutare sotto l’aspetto pragmatico.
La promessa elettorale di garantire un’aria migliore ai propri cittadini non si tramuta in reali politiche per abbattere le emissioni inquinanti. Sempre una ricerca di Legambiente racconta “Su 238, 230 centraline hanno rilevato il PM10: di queste, ben 56 distribuite in 31 città (il 24%) hanno superato per più di 35 giorni la media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo (µg/mc), cioè il limite previsto dalla normativa”, riferisce la sintesi. Inoltre “le centraline che hanno registrato la media annuale più elevata sono quelle di Milano (Senato) con 37 µg/mc, Torino (Grassi) 36, Alessandria (D’Annunzio) e Catania (Viale Vittorio Veneto) con 35”. E questo per limitarsi solo alle polveri sottili più note.
Sostenibilità solo nelle campagne elettorali
Insomma, è bastato mettere insieme due pezzi, importanti per lo sviluppo sostenibile secondo quanto sostenuto dall’Onu, per svelare le mancanze della politica e delle amministrazioni locali. Del resto, non è un fatto nuovo: parlare di politiche ambientaliste è facile, renderle esecutive è tutt’altra questione. Perché la transizione ecologica, portata avanti con serietà, ha un costo anche sociale, di dover spiegare ai cittadini l’importanza di cambiare abitudini. A cominciare dalla maggiore attenzione negli spostamenti con mezzi propri.