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Bistecche e hamburger addio ?

by Eduardo Lubrano
13 Ottobre 2021
in Ambiente, Mondo, Primo Piano, Salute
cibo

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Bistecche e hamburger, addio. Sono tra i fattori principali del cambiamento climatico. Gli allevamenti intensivi di carne bovina rappresentano uno dei fattori di rischio per il cambiamento climatico. Il nuovo cibo e non stiamo scherzando, sta per arrivare. E sarà molto diverso da quello che sino ad oggi ci siamo messi nel piatto. Perchè quello tradizionale, è stato dimostrato, crea problemi all’ambiente ed al clima ai suoi cambiamenti così drammatici. Perchè ne produciamo troppo, lo usiamo in pochi – mentre troppi muoiono di fame – lo produciamo male e lo sprechiamo. Insomma ancora una volta un comportamento antropico (dell’uomo cioè) totalmente sbagliato nei confronti del pianeta Terra.

In questo post riassumiamo quello che abbiamo scritto molte volte su Impakter Italia. I sistemi alimentari – le fasi ed attività che riguardano la produzione, la lavorazione, la distribuzione, la preparazione e il consumo di cibo –  sono responsabili delle emissioni di gas serra fino al 35% del totale. Per esempio: un pasto medio, prima di arrivare sulle nostre tavole, percorre più di 1.900 Km e circa il 48% di questo viaggio di trasporto è da attribuire alle nostre scelte nell’acquisto dei prodotti. Non dobbiamo colpevolizzarci assolutamente ma assumerci le nostre responsabilità sì, certamente.

Un altro esempio, che non vuole andare contro il prodotto ma che serve a formare una coscienza più sostenibile verso il consume. La FAO ha scritto in un rapporto, tra le altre cose, che la nostra alimentazione impatta sull’ambiente in maniera molto più forte di quanto non facciano i settori industriale e dei trasporti. Questo è dovuto all’eccessivo consumo di carne che si fa in tutto il mondo la cui catena produttiva contribuisce fino al 22 % dei gas serra prodotti annualmente dalla terra: ogni anno produzione e consumo di carne emettono circa 8 miliardi di tonnellate di CO2.

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La carne è un problema?

Sì perchè ne produciamo e ne consumiamo davvero troppa. In realtà nella nostra dieta, ma anche per la salute del pianeta, dovremmo già da adesso imparare a consumare meno carne, come abbiamo spiegato qui.

Una prospettiva che però è preoccupante per allevatori e produttori di foraggi. Il pascolo e la fornitura di mangimi per il bestiame rappresenta già circa il 60% del territorio agricolo mondiale, nonostante il fatto che la carne bovina fornisca solo il 2% delle calorie. Le mucche e le bufale addomesticate producono circa 5 miliardi di tonnellate di emissioni equivalenti al carbonio ogni anno, pari a circa un settimo di tutte le emissioni di combustibili fossili. Secondo uno studio pubblicato su Nature dell’anno scorso, i paesi occidentali devono ridurre il consumo di carne bovina di circa il 90% per evitare un cambiamento climatico disastroso.

Lo spreco di cibo  non più sostenibile

Ridurre i rifiuti in generale sappiamo –  da tempo –  che ha importanti conseguenze sulle emissioni di gas serra. Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, presidente e segretario generale della World Organization for International Relations specifica: ” Lo spreco di cibo —oltre alle questioni etiche ed all’ingente danno economico— porta anche ad un irreparabile danno ambientale. A livello globale, lo spreco alimentare è infatti responsabile di 4,8 miliardi di tonnellate di gas serra emesso nell’atmosfera e di un consumo di acqua pari a 180 miliardi di metri cubi. 

Solo per dare un numero, nel nostro Paese si producono 5,6 milioni le tonnellate di cibo in eccedenza, dalla produzione al consumo finale. Il 57% di queste eccedenze è generato dalla prima parte della filiera: produttori, distributori e operatori della ristorazione; il 43% dai consumatori finali. Sarà il casi di smetterla?

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Cosa ci sarà nei nostri piatti allora?

Ormai siamo già un passo avanti alla fase sperimentale da qualche parte del mondo. Un team di ricerca dell’Università di Gand in Belgio già da qualche tempo ci ha fatto sapere che il grasso a base di insetti è un’alternativa sostenibile e sana al burro. Da tempo nell’ateneo delle Fiandre stavano sperimentando il grasso di larva per sostituire il burro nelle cialde, nelle torte e nei biscotti, perchè l’utilizzo di grasso proveniente da insetti è più sostenibile rispetto ai prodotti caseari.

Sono più sostenibili – gli insetti – perché usano meno terra (rispetto al bestiame), sono più efficienti nel convertire i mangimi e usano anche meno acqua per produrre il burro. Il cibo per insetti ha alti livelli di proteine, vitamine, fibre e minerali e gli scienziati in altre parti d’Europa lo considerano un’alternativa più ecologica ed economica rispetto ad altri tipi di prodotti animali.

E poi le meduse. In Asia sono da tempo un alimento che si consuma facilmente. Da noi facciamo più fatica. Maria Rapini, segretario generale di Marevivo e responsabile del progetto “Tavola Blu” in una intervista a lacucinaitaliana.it ha spiegato come si possono cucinare:” La prima cosa da fare è togliere i tentacoli e poi farla marinare in un mix di sale e zucchero, in modo che si asciughi perdendo il liquido. Poi si ribagna con acqua di mare, così perde l’eccesso di marinatura, e poi si risciacqua in acqua dolce per eliminare residui. Finito il trattamento, rimane una sostanza simile al nervo di un animale, sapida e molto gustosa, che va sempre abbinata a qualche altro alimento per stemperarne il sapore. Ad esempio si può farne una tempura – piatto tipico della cucina gapponese che consiste in una frittura a base di pesce e verdure che ha il pregio di essere molto croccante –  e saporita con capperi, olio e pomodorini “.

Tags: carneciboCo2emissioni gas serraFaolacucinaitaliana.itMareVivomedusesviluppo sostenibileWorld Organization for International Relations
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