Auto elettriche, il dibattito continua: saranno le auto de futuro ma nel frattempo inquinano. Inquinano? E come? Lo spiega un nuovo rapporto preparato per il Ministero dei Trasporti del Regno Unito che ha rilevato come i veicoli elettrici siano certamente più ecologici nel loro ciclo di vita rispetto alle loro controparti con motore a combustione interna alimentato a gas.
In particolare, l’analisi del modello del ciclo di vita ha rilevato che, secondo le stime, una tipica auto elettrica a batteria risparmia fino al 65% in più di emissioni di gas serra rispetto a un’auto a benzina convenzionale.
Ma la ricerca è una vittoria per la produzione di veicoli elettrici o un punto di partenza per fare davvero qualcosa?
Nel 2020 le emissioni di produzione delle auto elettriche erano superiori di circa il 50% rispetto alle auto a benzina. Ciò è dovuto principalmente alle batterie, che rappresentano il 67% delle emissioni totali di gas serra stimate per il ciclo di vita.
Tuttavia, il riciclaggio dei veicoli e delle batterie e le potenziali applicazioni di seconda vita potrebbero compensare queste emissioni.
Ad esempio, l’utilizzo delle batterie in applicazioni industriali di seconda vita, come l’immagazzinamento di energia, e la sostituzione dell’alimentazione di emergenza ai passaggi a livello con hardware usato.
La ricerca afferma che, entro il 2050, le emissioni prodotte dai BEV potrebbero raggiungere quasi la parità con quelle dei veicoli convenzionali.
Riduzione delle emissioni durante il ciclo di vita dei veicoli elettrici
La ricerca prevede che i miglioramenti nella tecnologia delle batterie, nella produzione e nel trattamento di fine vita consentiranno di ridurre le emissioni di gas serra del 76% rispetto a un veicolo a combustione interna. A ciò contribuirà la decarbonizzazione della rete elettrica del Regno Unito.
Entro il 2050, questi risparmi potrebbero aumentare fino a un enorme 81%. Piuttosto convincente.
Un silenzioso grido d’allarme per l’idrogeno
Le auto elettriche a celle a combustibile a idrogeno (FCEV) offrono alcuni vantaggi, ma molto meno dei veicoli elettrici.
In particolare, le riduzioni di gas serra nel ciclo di vita dei FCEV sono superiori di circa il 60-70% rispetto a quelle di un veicolo elettrico equivalente. Ciò è dovuto alla minore efficienza complessiva dell’intera catena energetica dell’idrogeno prodotto dall’elettricità.
Tuttavia, nella modellazione manca un’analisi approfondita dell’eventuale crescita dei progressi nel settore dell’idrogeno verde e di come questi possano migliorare l’efficienza dello sviluppo dell’idrogeno.
Gli analisti hanno comunque rilevato che gli FCEV brillano nella categoria dei veicoli pesanti. Ad esempio, entro il 2050, un autoarticolato FCEV potrebbe risparmiare il 73% delle emissioni di gas serra rispetto a una versione diesel convenzionale.
Nel complesso, la situazione è molto lontana dalle promesse di coloro che scommettono sull’idrogeno. Le previsioni ripongono molte speranze nei piani delle case automobilistiche e dei legislatori per l’eliminazione graduale dei veicoli ICE.
Paesi come il Regno Unito (2030) e il Canada (2035), nonché l’UE (2035) si sono impegnati a vietare la vendita di veicoli ICE. Anche le case automobilistiche hanno i loro obiettivi. Volvo, ad esempio, ha in programma di smettere del tutto di produrre veicoli ICE entro il 2030.
Ma ci vorrà un po’ di tempo per mandare in pensione quelli ancora in circolazione, potenzialmente decenni nel Regno Unito e ben oltre il 2050. Inoltre, anche se il 100% delle flotte di veicoli venduti oggi fosse elettrico, la maggior parte delle città, soprattutto nelle aree rurali, farebbe fatica a soddisfare la necessità di stazioni di ricarica per veicoli elettrici.
E poi c’è da considerare lo stato di salute della rete energetica del Regno Unito per gestire tutte le esigenze di ricarica dei veicoli elettrici. Il successo della diffusione dei veicoli elettrici si basa su una solida attività di ricerca e sviluppo, che comprenda anche l’energia eolica e solare, e sui futuri investimenti del governo nell’infrastruttura di rete per soddisfare le esigenze della futura ondata di ricarica.
Non dimentichiamo che il Regno Unito post-Brexit non è più sotto il dominio dell’UE, e che la ricerca e lo sviluppo e gli investimenti in questo settore sono in corso, il che potrebbe metterlo in difficoltà dal punto di vista finanziario per far fronte a queste richieste.