E’ stato appena presentato dall’Ocse il nuovo rapporto sullo stato di avanzamento del raggiungimento globale degli obiettivi dell’Agenda 2030 e la fotografia sullo stato dell’arte è decisamente sbiadita. Se da una parte è stato evidenziato che quasi la totalità dei paesi dell’Ocse sono a buon punto al riguardo del soddisfacimento dei bisogni economici di base e hanno implementato gli strumenti politici e i quadri generali menzionati nell’Agenda 2030, dall’altra si evince come gli stessi stiano avanzando a rilento verso il traguardo fissato per lo sviluppo sostenibile entro la fine di questo decennio. Il dato più significativo recita che i paesi hanno raggiunto, o stanno per raggiungere, solo un quarto degli obiettivi per i quali è possibile valutarne le prestazioni. Secondo il rapporto, i progressi verso 21 obiettivi su questioni quali le garanzie che nessuno venga lasciato indietro, il ripristino della fiducia nelle istituzioni e il limitare le pressioni sull’ambiente naturale sono davvero pochi.
Il rapporto nel dettaglio
Il rapporto utilizza i dati delle Nazioni Unite e dell’OCSE per valutare le prestazioni dei paesi dell’OCSE osservando i loro risultati attuali, se si sono avvicinati o allontanati dagli obiettivi e quanto è probabile che adempiano ai propri impegni entro il 2030. Il rapporto considera anche come i progressi possono essere influenzati dalla pandemia di COVID-19. Considerato il lasso di tempo breve dall’inizio della guerra in Ucraina, ovviamente non può tenerne conto, anche se sono già usciti i risultati di altri studi su questo tema, come riportato in questo articolo del nostro Eduardo Lubrano.
La strada, dunque, è ancora salita e tortuosa verso il 2030: il rapporto, dal titolo “Misurare la distanza dagli obiettivi SDG”, sostiene infatti che, mentre tutti i paesi dell’OCSE hanno sradicato quasi totalmente la povertà estrema, la maggior parte di loro deve accelerare il passo per ridurre la privazione in modo più ampio. Donne, giovani, adulti e migranti devono affrontare sfide maggiori rispetto al resto della popolazione e, nonostante alcuni progressi, i diritti e le opportunità delle donne sono ancora limitati sia nella sfera privata che in quella pubblica. E ancora i comportamenti malsani come la malnutrizione e il consumo di tabacco, che sembrano essere più comuni tra le fasce socio-economico più basse della popolazione, e le disparità nell’istruzione ancora ampiamente diffusa fin dai primi anni di vita, tendono sempre di più ad esacerbare le disuguaglianze.

Sul tema dell’alimentazione, il rapporto rileva che, mentre la maggior parte dei paesi dell’OCSE è vicina all’eliminazione completa della fame grave, pochi di loro saranno in grado di prevenire completamente l’esclusione sociale o ridurre la malnutrizione entro il 2030. In media, circa un residente su otto è considerato povero di reddito, dunque costretto a diete malsane e lo stile di vita sedentario ha portato a un aumento dei tassi di obesità in tutti i paesi dell’OCSE, con una media del 60% degli adulti in sovrappeso o obesi.
Il rapporto conferma anche che le pressioni ambientali sono in aumento. Sono stati compiuti progressi su molti fronti, tra cui l’intensità energetica, l’uso più oculato delle risorse idriche e una migliore gestione dei rifiuti urbani, ma l’uso delle risorse materiali per sostenere la crescita economica rimane ancora troppo elevato e molti materiali preziosi continuano a essere smaltiti come rifiuti.
Sul fronte climatico, è stato rilevato che le emissioni totali sono in lieve calo e che tutti i paesi OCSE continuano a sostenere la produzione e il consumo di combustibili fossili. Per quanto riguarda la biodiversità, nonostante alcuni sviluppi incoraggianti nella protezione degli ecosistemi si rileva come le minacce a quella terrestre e marina sono in aumento. Senza un’azione più determinata, dunque, la perdita di biodiversità continuerà a ritmi vertiginosi.

Le conclusioni dell’OCSE
Presentando i risultati del rapporto, il vice segretario generale dell’OCSE Jeff Schlagenhauf ha dichiarato: “Gli SDG sono la nostra promessa e la nostra responsabilità nei confronti delle generazioni future. Sebbene questo rapporto mostri che alcuni obiettivi sono lontani dall’essere raggiunti, lo slancio per l’azione internazionale è forte. Le occasioni per avanzare sono tante e non vanno sprecate visto il poco tempo rimasto. Per cogliere queste opportunità, abbiamo bisogno di una comprensione rigorosa di quanto velocemente stanno avanzando i Paesi verso i loro obiettivi e quali dovrebbero essere le priorità d’azione”. Un messaggio chiaro indirizzato agli oltre 100 Paesi dell’OCSE ai quali ormai rimangono pochi anni per tentare di salvare il nostro pianeta e il futuro dell’uomo.