Affido culturale ovvero la presa in carico – settimanale – di un nucleo familiare con figli per portarli nei luoghi della cultura. È davvero una pratica di inclusività? Riduce davvero la povertà educativa minorile?
Affido culturale: in cosa consiste?
Affido Culturale (AC) propone di mobilitare, contro la povertà educativa, delle “famiglie risorsa”, valorizzando l’esperienza dell’affido familiare, ma declinandola nello specifico della fruizione di prodotti e servizi culturali. “Un genitore, che abitualmente porta i suoi figli al cinema, a teatro, al museo o in libreria, ci porta anche un bambino – eventualmente con un membro della famiglia di quest’ultimo – che in questi luoghi non ci entrerebbe per differenti cause”.
Si realizza così (a Napoli, Roma, Bari, Modena e Milano) “un insieme di fruizioni culturali condivise, tramite le quali famiglie-risorsa e famiglie-destinatarie stringono un Patto Educativo: un sostegno complessivo multidimensionale promosso, garantito e monitorato dalla Scuola. Il progetto AC alimenta i Patti Educativi affidando alle famiglie-risorsa una dotazione di “e-ducati”, una moneta virtuale solidale, con cui pagare i biglietti di accesso a luoghi della cultura convenzionati ad hoc: cinema, teatri, musei etc., i quali così si aggiungono fattivamente alla comunità educante. Le transazioni in e-ducati viaggiano su una app appositamente realizzata, che facilita il monitoraggio finanziario e delle attività, oltre che il fundraising di progetto”.
Come funziona?
Le famiglie coinvolte potranno accedere all’offerta tramite l’app del progetto in cui si troveranno tutte le informazioni riguardo l’evento. Saranno loro stessi ad organizzarsi, guidati sempre dagli specialisti di Affido Culturale, rispettando l’impegno di partecipare ai 29 incontri entro i 14 mesi. La famiglia “affidataria” riceverà una dotazione di e-ducati, una moneta virtuale solidale di Affido Culturale, con cui potrà pagare i biglietti di accesso ai luoghi convenzionati. La partecipazione al progetto è parzialmente gratuita, per ogni bambino in povertà educativa sono previsti 3 ingressi gratuiti per ognuna delle 29 iniziative culturali, per un totale di 87 ingressi gratuiti. Le famiglie affidatarie avranno anche un risparmio equivalente ad un biglietto per ogni evento. Inoltre, nel caso ci fosse anche un bambino all’interno della famiglia affidataria, questo potrà partecipare gratuitamente insieme al suo nuovo amico ad un campo estivo.
Affido culturale come nuovo welfare?
La scuola pubblica nasce per fornire a tutte e tutti l’opportunità non solo di poter studiare ma anche la possibilità di frequentare biblioteche e partecipare alle gite scolastiche creando e ampliando, così, le proprie possibilità di studio e scoperta del mondo.
Queste attività, nonostante si indichi spesso lo scarso incremento di fondi da parte dello Stato, sono la base fondante di un sistema educativo paritario e non discriminante. Le maggiori criticità rivolte a questo approccio sono legate al modello del “mordi e fuggi” ovvero: porto un bambino per qualche ora in un luogo di cultura per poi tornare alla sua attuale situazione socio-economica senza aver modificato l’ambiente intorno al quale vive e si barcamena, ogni giorno. Ci si domanda come mai, soprattutto i Comuni coinvolti, non si applichino per richiedere specifiche iniezioni di denaro pubblico per irrobustire un welfare a misura di tutti i nuclei familiari ed attuare piani di più ampio respiro.
Esempi di inclusività collettiva: ridisegnare le città
Esempi virtuosi, dunque, che coinvolgano non solo per qualche giorno al mese ma che siano in grado di ridisegnare i quartieri e la marginalità in cui alcune zone delle città sono state inserite. Teatri e cinema di quartiere a prezzi calmierati e gratuiti per fasce di reddito basse, parchi cittadini riqualificati e messi a disposizione di associazioni e gruppi di cittadinanza, possibilità di entrare gratuitamente nei musei e associazioni (opportunamente supportate economicamente) che creino nuova socialità coinvolgendo tutte le soggettività esistenti.
Insomma, la forza della “messa in comune” a fronte di una pratica del singolo per poco tempo senza cambiamento del reale.
Un cambiamento per l’intero tessuto sociale che poi diventerà cambiamento per l’intera comunità perché, come diceva Gianni Rodari: “Quello che io sto facendo è di ricercare le ‘costanti’ dei meccanismi fantastici, le leggi non ancora approfondite dell’invenzione, per renderne l’uso accessibile a tutti”.