Santa Maria Capua Vetere (28 Giugno 2024) – Si avvicina il giorno in cui tredici detenuti, coinvolti in una violenta aggressione all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, dovranno comparire davanti al giudice. L’episodio, avvenuto poco meno di un anno fa, ha visto un gruppo di detenuti unire le forze contro una sola vittima, un detenuto di grossa stazza proveniente dalla provincia di Salerno, noto per la sua corporatura robusta.
Dettagli dell’Agonia
La brutale aggressione ha coinvolto i seguenti detenuti:
Mario Borrata, 32 anni, di Aversa
Domenico
Michele Simonetti, 30 anni, di Casal di Principe
Pasquale Campolattano, 41 anni, di Maddaloni via Starza Lunga
Giuseppe Della Fazia, 32 anni, di San Severo (Fg)
Mario Croce, 60 anni, di Napoli
Raffaele Sarracino, 31 anni, di Casal di Principe
Ikechukwu Tony, 30 anni, di origine nigeriana
Maurizio De Fenza, 37 anni, di Marano
Francesco Di Matteo, 25 anni, di Sant’Antimo
Raffaele Crescenzo, 31 anni, di Napoli
Luigi Pastore, 24 anni, di Salerno
Emilio Di Monda, 32 anni, di Napoli
Descrizione dei Fatti
La vittima fu aggredita con violenza utilizzando uno sgabello e un coltellino artigianale. Gli aggressori inflissero schiaffi, calci, pugni e fendenti su varie parti del corpo della vittima, causando lesioni considerate guaribili in una settimana. La ferocia dell’aggressione è stata tale da destare scalpore e preoccupazione sia all’interno che all’esterno delle mura carcerarie.
La Prossima Udienza
Il prossimo 9 novembre, i tredici imputati dovranno rispondere delle loro azioni davanti al giudice del tribunale monocratico. Le accuse sono gravi e l’udienza è attesa con grande interesse, non solo dalle persone coinvolte ma anche dall’opinione pubblica.
L’Importanza di Rafforzare la Sicurezza
Questo episodio mette in luce l’urgente necessità di migliorare la sicurezza all’interno delle strutture carcerarie, rinforzando il controllo e le misure di prevenzione per evitare che simili atti di violenza possano ripetersi in futuro.
La speranza è che, attraverso un giudizio equo e rigoroso, si possano dare segnali forti contro la violenza, affermando la necessità di proteggere i diritti e la dignità di tutti i detenuti, indipendentemente dalla loro storia personale.